mercoledì 25 luglio 2012
Ricomincio da Sud. E' qui il futuro d'Italia
Il
testo che qui pubblichiamo è una sintesi del primo capitolo del nuovo libro
di Lino Patruno, (Rubbettino ed., pag. 250, euro 14) ,
che è in questi giorni in libreria (dopo l’anteprima al di Polignano).
Il
libro è un viaggio in un Sud poco conosciuto ai meridionali stessi. Un Sud
considerato improduttivo ma che produce
almeno 71 inaspettati tesori. Un Sud in cui Cristo si è mosso da Eboli dove si
era fermato. Un Sud senza il quale neanche il Nord sarebbe Nord. Un Sud in cui
c’è un sacro Graal col segreto del vero benessere. Un Sud che ha subìto un
saccheggio 29 volte peggiore del Sacco del Nord. Un Sud in cui Mille meridionali
sono pronti a mettersi in cammino. Ma anche un Sud non assolto dai suoi peccati
neanche da un dio terrone.
Negli ultimi anni, Patruno ha pubblicato (Manni ed., 2008) e (Rubbettino,
2011).
L’America
d’Italia sarebbe oggi il Sud se tutti vi scendessero con gli occhi pronti a
stupirsi e col taccuino disposto a registrare. Se vi scendessero non solo per
accertare se sia più un , o più un
. Se vi scendessero con lo spirito del
viaggiatore che vede cose nuove se vuole vederle. Perché solo così potrebbe
rendersi conto che, come l’America per il mondo di allora, il Sud è il futuro
d’Italia e che l’Italia ha futuro solo a Sud. Perché come allora una vecchia
Europa sfiatata rifiorì in quella luce da oltre Atlantico, così oggi una vecchia
Italia non meno sfiatata potrebbe risollevarsi con la bombola d’ossigeno del
Sud.
, e non ricominciando da zero ma da tre come il
titolo del famoso film di Massimo Troisi. Ora è ovvio che qualcuno potrebbe
dire: ci vorrebbe una centrale al plutonio per far guizzare una speranza da un
posto che ha perso esso stesso ogni speranza. Un posto dal quale chi ci vive
fugge e chi ci vuole andare è messo in fuga.
Tutto questo è vero se non parte
una visita guidata al Sud. Una visita guidata che non si limiti ad addentrarsi
nel solito lato B del Mezzogiorno ma ne percorra il lato A, che vada a vedere
ciò che per pigrizia, per malafede, per partito preso, per ignoranza, per
assuefazione non si vede. Una visita guidata che spezzi il monopolio di un Sud
mai descritto da se stesso ma sempre pensato da altri solo come divario e
sottosviluppo.
Un male che al Sud c’è. Ma la visita guidata dovrebbe rivelare
anche che, se il Sud non ha sufficienti industrie, ha comunque un numero di
industrie inaspettate e floride. Rivelare che, se il Sud ha un reddito inferiore
al Centro Nord, ha comunque un reddito superiore a quello di buona parte del
pianeta. Rivelare che, se dal Sud continua l’emigrazione, ci sono anche quelli
che rimangono e, udite udite, quelli che tornano. E che se il Sud avesse potuto
crescere in 150 anni come il Centro Nord, oggi tutta l’Italia sarebbe tanto
ricca da superare Francia e Germania. Uno spreco di Sud. E però l’Italia è fra
le prime dieci del mondo anche grazie al Sud. E del Sud non può fare a meno per
rimanerci.
Se non ci fosse il Sud, l’Italia avrebbe un quarto in meno della
sua ricchezza. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe quasi tutto
l’acciaio per le sue auto, le sue navi, i suoi locomotori e dovrebbe mangiare
con forchette di plastica. Ma se non ci fosse il Sud, non avrebbe neanche le
forchette di plastica perché quasi tutta la plastica italiana si produce al Sud.
Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe tutti gli aerei che sforna ogni
anno. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe gran parte della sua benzina
e tutto il suo petrolio. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe gran parte
delle sue pillole e dei suoi antibiotici. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non
potrebbe far funzionare buona parte dei suoi computer e dei suoi telefonini. Se
non ci fosse il Sud, l’Italia avrebbe metà della sua energia elettrica e neanche
un watt della sua energia dal vento e dal sole. Se non ci fosse il Sud, l’Italia
non avrebbe tutto il suo olio d’oliva benedetto. Se non ci fosse il Sud,
l’Italia avrebbe meno della metà delle sue auto, dei suoi camion, dei suoi
trattori. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe le mozzarelle per le sue
pizze e la dieta mediterranea per la sua linea.
Soprattutto, se non ci fosse
il Sud, l’Italia non avrebbe quel margine di potenza inespressa,
quell’accelerazione in più, quei chilometri di velocità oltre i limiti che
servono in situazioni estreme, la sgommata che conserva la vita. Sono i giovani,
una grande possibilità di sviluppo che potrebbe sprigionarsi se solo la si
mettesse in condizione di farlo, se solo non la si ignorasse. C’è bisogno di più
Sud, non il contrario.
E poi, si sta spostando l’ombelico del mondo. E’
cominciato con la caduta del Muro di Berlino. Il mondo si è aperto. L’Adriatico
ha finito di essere un mare che divideva più che unire ai Balcani. E se le
rivoluzioni di Tunisia, Egitto, Libia non hanno portato tutta
l’attesa democrazia, di certo però quei Paesi si sono rimessi in moto, sono
popoli in cammino verso l’Europa. E intanto la Turchia cresce al 10 per cento
l’anno e la stessa Africa intera viaggia sul 7 per cento. Il Mediterraneo
ritorna centrale come unico mare su cui si affacciano tre continenti in
fermento.
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