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martedì 2 agosto 2011

Ieri la Libia, oggi la Siria. Mediterraneo democratico




Bashar al Assad spara sul proprio popolo. Ormai lo fa da mesi, uccidendo in media trenta persone ad ogni manifestazione d'opposizione. Lo fa oggi, massacrandone oltre cento, alla vigilia di un Ramadan che si preannuncia probabilmente tra i più sanguinosi della tormentata storia mediorientale. La primavera araba, in Siria, gioca la sua partita più importante. In Tunisia, come in Egitto, come in Libia, i regimi che oggi tracollano vivevano sotto l'alto patrocinio della più importante potenza occidentale oppure di paesi importanti dell'Europa, in un caso -la Libia- dell'Italia. In Tunisia, come in Egitto, come in Libia, l'esercito ha garantito la transizione, anche se resta profondamente incerto il futuro democratico. Questo non avverrà probabilmente in Siria. In Siria, come in tutto il medioriente, risiede attualmente una generazione di ragazze e ragazzi in grado di elaborare il lutto della loro contemporanea decadenza. Decadenza imposta sia dai regimi che li hanno soffocati, sia da noi occidentali che quei regimi li abbiamo avallati per ragioni economico-strategiche. Abbiamo il torto di avere imposto più che proposto una nostra idea di modernità senza permettere mai una autentica emancipazione ed una elaborazione democratica autonoma. Nella nostra politica del doppio contenimento i regimi hanno trovato terreno fertile. Ma adesso quel tempo è finito.
L'integrità intellettuale e fisica di questa generazione araba va tutelata. Va difesa dai proiettili del regime in decadenza. Serve tutto il nostro talento diplomatico per imporre al potere siriano una transizione democratica che permetta il multipartitismo ed elezioni libere. Se Bashar al Assad continuerà a massacrare il suo popolo toccherà ipotizzare interventi decisi, ma mai una guerra. Meglio pensare ad un intervento dei soli caschi blu delle Nazioni Unite. Forza cuscinetto, magari disarmati, preposti a garantire l'integrità dei manifestanti e la transizione democratica. Gli enti locali, le città mediterranee, hanno oggi l'obbligo di intraprendere iniziative diplomatiche dal basso. Possiamo dare un contributo al dibattito e ospitare idee bandite altrove. Permettere a queste idee la divulgazione. Napoli è pronta. Il Mezzogiorno guarda con interesse e solidarietà ai giovani arabi nelle piazze. A marzo ne discuteremo in un forum dedicato al Mediterraneo, ormai laboratorio di una nuova sperimentazione democratica, dalla Libia all'Egitto alla Siria alla Tunisia. Senza dimenticare nessun fermento di libertà, senza dimenticare anche la Palestina.


Luigi de Magistris

Fonte : http://www.demagistris.it/index.php


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