domenica/lunedì
13/14 febbraio
2011
laDiscussione
pag. 7
Utile raccontare ciò che accadde
Andrea Balia, vicepresidente del Partito
del Sud, “condannato” ad essere italiano
La presa di Gaeta di cui quest’annoè il 150esimo anniversario è il ricordo di un giorno fausto o nefasto?
Il 13 febbraio del 1861 fu una giornata nefasta che decretò la fine del regno borbonico e l’inizio di una storia e di una storiografia che non fu onesta nel descrivere la realtà del Meridione. La fortezza quel giorno continuò ad essere bombardata dal generale Cialdini anche se Vittorio Emanuele II e Francesco II stavano firmando gli accordi di pace. I danni subiti da Gaeta furono tali che lo stesso re d’Italia si impegnò a risarcire la città. Nel 2008 l’attuale sindaco di Gaeta eletto con l’appoggio di una lista civica e del Partito del Sud, ha intentato una causa contro la dinastia dei Savoia per chiedere il risarcimento dei danni subiti durante l’assedio del 1861 come aveva promesso, ma non mantenuto, Vittorio Emanuele II.
Le Monde dedicò una pagina alla notizia. La stampa italiana la ridicolizzò o la ignorò. Perché secondo lei?Devo risponderle con una frase fatta: la storia la scrivono i vincitori e i piemontesi la scrissero dimenticando per esempio che nel 1856, cinque anni prima dell’annessione allo Stato sabaudo, il regno borbonico era al terzo posto nella classifica delle nazioni europee più sviluppate e che il generale Cialdini, per le sue cruente azioni militari, fu considerato dalla stampa europea dell’epoca un criminale di guerra. In molte città del Sud, tuttavia, ci sono strade a lui intitolate. È come se gli ebrei vivessero in città con viali dedicati a Hitler.
Il suo sembrerebbe un represso sentimento anti-italiano.
Non sono anti-italiano e non lo è il Partito del Sud. Noi però riconosciamo l’Italia del1946, non quella del 1861. Gramsci del resto scrisse che «lo stato italiano è una feroce e cruenta dittatura che ha messo a ferro e fuoco il Meridione squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti». Anche riguardo alla storia del Sud latifondista va detto che il latifondo fu ripristinato dai Savoia.
Il suo partito sostiene che l’emigrazione è un fenomeno post-unitario, conseguenza dell’annessione al regno sabaudo.Prima dell’unità, l’emigrazione non esisteva. L’inizio di tale fenomeno coincide con l’arrivo dei piemontesi e con l’impoverimento dei contadini del Sud a cui non restò che scegliere tra l’emigrazione o il brigantaggio. Fino ad allora avevano avuto le terre in uso civico e in tutto in regno esistevano solo cinque imposte, dopo l’arrivo dei Savoia divennero 41. Molte fabbriche del Sud poi furono chiuse per far lavorare di più quelle del Nord. È il caso ad esempio delle acciaierie di Napoli abbandonate in favore dell’Ansaldo di Genova.
A Gaeta quindi si celebrerà un’unità dal sapore molto amaro?
Sì, ma l’amarezza non sta nella sconfitta militare, l’amarezza sta nel fatto che non si vuol raccontare la storia così come è andata. A cominciare dal fatto che il Piemonte era molto indebitato mentre le casse borboniche erano ricchissime e che con l’unità, il Meridione fu espropriato di terre, fabbriche e soldi.
Fonte : ladiscussione del 13/02/2011
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