di
Floriana Guerriero
Nasce
dalla consapevolezza della centralità che riveste oggi la riflessione
meridionalista per il presente e futuro del paese la scelta di far rivivere una
testata come “Cronache meridionali”, capace di offrire un contributo decisivo al
dibattito sul Mezzogiorno nell’immediato dopoguerra. Una vera e propria
scommessa, quella che lancia il centro studi Nicola Vella guidato da Emilio De
Lorenzo e Aldo Vella, animata dallo stesso spirito che guidò la storica rivista
meridionalista, frutto dell’intuizione di spiriti democratici come Giorgio
Amendola, Francesco De Martino, Mario Alicata, Giorgio Napolitano e Rosario
Villari, della volontà di difendere l’esperienza della sinistra e insieme i
valori della Repubblica. “Cronache Meridionali” vide la luce il 1° gennaio del
1954, interrompendo le pubblicazioni con il numero 7 del settembre del giugno
del 1964 e rappresentò per dieci anni un riferimento per gli intellettuali del
paese. L’ambiziosa sfida era quella di elaborare idee, progetti, strategie a
partire dall’attenta analisi delle singole realtà meridionali, nella convinzione
che l’unitarietà del Sud dovesse emergere dalla conoscenza del tessuto
economico-sociale delle singole realtà.
“Il
meridionalismo - affermava Francesco De Martino - non si può neanche esaurire
nell’analisi e nella storia delle forme di miseria e di oppressione economica,
sociale e politica, né basta allargare la prospettiva conoscitiva sì da
includere lo studio della tradizione intellettuale del Mezzogiorno nella sua
forma più alta, secondo la indicazione di Gramsci”. In questo modo la
riflessione sui problemi del Sud veniva affrontata con uno sguardo differente,
andando al di là della semplice discussione sulla riforma agraria o sulla Cassa
del Mezzogiorno, sulle nuove ondate emigratorie o sul processo di
modernizzazione in atto nel paese.
Era
quello un periodo certamente fecondo del dibattito sulle “questioni
meridionali”, in quegli stessi anni nasceva, infatti, sul versante
liberal-democratico, un’altra rivista di stampo meridionalista, fondata da Mario
Pannunzio e da Francesco Compagna, unitamente a Giuseppe Galasso e De Caprariis,
sempre a Napoli, “Nord e Sud”, un periodo di speranze vive e fiducia che il
divario tra Settentrione e Meridione potesse essere finalmente superato. E sarà
proprio la chiusura di riviste come “Cronache meridionali” e “Nord e Sud” a
segnare l’inizio della progressiva perdita di centralità del Mezzogiorno e
insieme di un crescente disinteresse per le aree interne, come sottolinea Aldo
Vella nell’editoriale della rivista, dimenticate a vantaggio delle città . Allo
stesso modo venivano meno le speranze di costruire una sinistra unitaria.
“Non
c’è dubbio – prosegue Vella – che la Questione Meridionale va oggi completamente
rifondata non potendosi riproporre più né nei termini liberali di “Nord e Sud”,
né in quelli della storica sinistra socialcomunista. Non disconoscendo i meriti
di quelle che rappresentarono, allora, le due grandi visioni possibili del
problema, oggi la Questione va trattata nei termini imposti dalla
contemporaneità. Liberi da schematismi ideologici, intendiamo guardare, da una
parte: alla storia (tutta particolare nell’ambito della nazione Italia) del
territorio meridionale per riscoprirne l’identità e, con essa, la cultura e la
potenzialità; dall’altra parte al Mediterraneo e alle sue occasioni relazionali.
Due strade che nessun meridionalismo ha ancora sufficientemente intrapreso”.
Un
progetto che non può non ripartire dalle voci di chi come Rocco Scotellaro o
Nicola Vella seppero credere nella possibilità di una rinascita nel Sud, a
partire dalle risorse del territorio, proprio come fece Vella con una battaglia
conclusasi con la nascita del Consorzio Idrico dell’Alta Irpinia o ancora con la
rivendicazione dei contadini dei loro diritti alla terra. “I governi di queste
comunità locali, e non solo, - scrive Emilio De Lorenzo, presidente del centro
studi Nicola Vella – sono oggi chiamati a sollecitare e sostenere una profonda
riflessione sul mancato sviluppo, sulla contingente condizione dell’Alta Irpinia
e di tutto il Sud, sull’inarrestabile declino di un territorio depotenziato,
abbandonato a sé stesso, dopo il fallimento del processo di industrializzazione,
la fine della stagione degli interventi straordinari, dopo le nuove inefficaci
politiche di sviluppo messe in campo negli anni novanta e la progressiva
desertificazione a cui si sta assistendo passivamente richiamando la centralità
di un dibattito politico-culturale su Mezzogiorno e zone interne, senza per
questo riproporre necessariamente il competitivo dualismo tra osso e polpa, ma
recuperando una lettura critica del territorio centrata sull’analisi storica,
proiettata sulle cogenti problematiche del presente.
Per
questo salutiamo con favore gli sviluppi degli Stati Generali dell’Alta Irpinia,
per rifiutare quella che giustamente il Procuratore della Repubblica di S.
Angelo chiama autonomia”. A guidare il progetto la stessa tensione morale,
politica e culturale che animò la battaglia di Nicola Vella, sindaco della prima
amministrazione democratica di Lacedonia, ma anche la consapevolezza che il Sud
deve tornare ad essere soggetto e non oggetto del pensiero, svolgendo un ruolo
attivo nella rielaborazione di un nuovo Meridionalismo.
E
vanno certamente in questa direzione i contributi che arricchiscono il primo
numero, come quello di Abdon Alinovi, che sottolinea la scelta coraggiosa dei
redattori di “Nuove Cronache meridionali”, ribadendo il ruolo centrale svolto
dalla rivista meridionalista nel tentativo di costruire nel dopoguerra un
progetto politico unitario. Alinovi non ha dubbi, il paese e soprattutto il Sud
hanno bisogno di un forte partito laico di sinistra e democratico, con un’anima
socialista cristiane liberale. Ma al tempo stesso la Sinistra non può sottrarsi
al compito di fare i conti con le disuguaglianze legate al processo di
globalizzazione, con la crisi del sistema capitalistico, a partire dalla difesa
dei diritti dei lavoratori.
A
ribadire le speranze di riscatto del Sud, a partire dalla sua ricchezza
culturale ed intellettuale è Luigi De Magistris, altra firma illustre di questo
primo numero “Seppur privi di capitale economico, il capitale culturale può
essere una fondamentale risorsa per rilanciare tutto il Sud. Napoli deve essere
una città-laboratorio glocal per due ordini di motivi. In primis, perché è una
città del Mezzogiorno. E’ da Sud e da tutti i Sud del mondo che deve partire una
sfida intellettuale contro una globalizzazione dei mercati finanziari che ha
comportato la mercificazione dell’uomo e dell’esistenza. Il Sud deve rimettere
al centro del dibattito politico quei valori di humanitas che il mercato ha
marginalizzato….Il secondo motivo per essere protagonisti è che da qui – come
anche da altri Mezzogiorni – si pensi a Porto Alegre – è partita la sfida dei
beni comuni. La sfida cioè per un’altra economia possibile”.
Filippo
Barbera si sofferma, invece, sulla crisi del sistema europeo che sembra
delineare sempre di più uno scenario contraddistinto da una marginalizzazione
degli stati più deboli all’interno della stessa Europa. Squilibri che appaiono
“l’esito ineluttabile dell’ineguale sviluppo economico e territoriale del
capitalismo europeo ove qualunque strategia di fuoriuscita dal sottosviluppo dei
paesi e delle regioni più arretrate che passi attraverso politiche di
aggiustamenti strutturali e strette di bilancio, nell’affannante quanto
impossibile rincorsa delle economie più sviluppate, riuscirà difficilmente a
condurre paesi come l’Italia, la Grecia, la Spagna e il Portogallo allo stesso
livello del Pil di paesi come Germania o la Finlandia”.
Il
pericolo è che la crisi del capitalismo europeo possa far sentire con forza i
suoi effetti proprio nel Mezzogiorno d’Italia, aggravando fenomeni come
l’aumento della disoccupazione e del lavoro precario o ancora l’assenza di
politiche di prevenzione del dissesto idrogeologico. Di qui la necessità di una
nuova questione meridionale che indichi vie d’uscita concrete dalla crisi,
sperimentando una diversa idea di economia e sviluppo, senza trascurare la
prospettiva di un possibile sfaldamento dell’unione monetaria europea. Di grande
interesse anche i contributi di Nino Lisi su “Società globali e locali. Comunità
e altra modernità” che delinea il ruolo strategico a cui è chiamata la società
civile nella costruzione di nuove democrazie comunitarie, che portino a un
rinnovamento profondo della politica mentre Luca Meldolesi auspica un
federalismo democratico da attuare a tutti i livelli della vita collettiva ed
istituzionale, Ciro Raia ricorda la figura di Gilberto Marselli al fianco di
Manlio Rossi Doria nell’attuazione della Riforma agraria in Calabria e poi nella
campagna elettorale per conquistare un posto in Senato condotta in Alta Irpinia.
Ed è proprio Marselli a restituire lo spirito dei meridionalisti come Rossi
Doria e Scotellaro “Noi vivevamo un’esperienza unica; non eravamo schierati con
nessun partito; eravamo sicuri di essere solo in una collocazione politica,
meridionalistica e di sinistra”.
Vincenzo
Gulì consegna invece una piccola storia economica del Sud dal periodo
preunitario ad oggi, Emma Buondonno si sofferma su “Nuove città per un nuovo
Mezzogiorno” a partire dalla necessità, nella progettazione degli spazi urbani,
di conciliare lo spazio della città e la natura dei luoghi, Paolo Saggese
analizza la subalternità che ancora patisce la letteratura del Sud, evidente
anche nell’esclusione dei poeti meridionali dai programmi scolastici nazionali.
Da sottolineare anche un’interessante intervista a Pino Aprile che chiarisce il
significato della protesta dei Forconi, collocandola nel processo in atto di
graduale presa di coscienza da parte del Mezzogiorno della propria storia e dei
propri diritti negati “Il Sud sa di essere stato un paese industriale distrutto
con la forza all’arrivo dei Savoia. Sa che non era arretrato o oppresso o
povero…Sa che è stato educato a sentirsi sbagliato, sporco, arretrato. E sa che
negli ultimi 150 anni c’è stata una sistematica operazione economica di
abbattimento delle sue infrastrutture a partire dai treni”.
Fonte: Corriere
dell'Irpinia
...il 14 Maggio a S. Giorgio a Cremano (città dove Aldo Vella si è presentato candidato sindaco sostenuto dal Partito del Sud), lo stesso Vella presenterà, con il PdSUD e la presenza di Luigi de Magistris, il numero 1 della rivista Cronache Meridionali, cui ha ridato vita comprandone i diritti d'edizione.
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