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sabato 30 ottobre 2010

Pino Aprile: gli italiani salveranno l'unità del loro paese

Intervista in esclusiva per Infomessina all'autore di "Terroni". Aprile presenterà il suo libro a Messina



Oggi lo scrittore pugliese Pino Aprile, presenterà alla città dello Stretto il suo libro “Terroni”: descrizione coraggiosa di ciò che gli italiani fecero a se stessi e del perché a centocinquant’anni dall’Unità di Italia la differenza tra Nord e Sud si sia accentuata, marcando tale disuguaglianza in maniera indelebile.
Ed in vista dell’evento che si terrà presso il Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca alle 17.30 circa, abbiamo colto l’occasione per rivolgergli qualche domanda:
Lei non ha il profilo dello storico, eppure ha scritto un libro di storia. Come è nata l’idea di “Terroni”?
«Non sono uno storico e lo dico, nel mio libro. Sono un giornalista, la mia professione consiste nell’entrare negli argomenti armati di domande e tecniche di divulgazione. Questo vale indipendentemente dall’argomento: economia, politica, cronaca, cultura, sport, gastronomia… e persino storia, come dimostrano tanti altri libri. Ho cominciato a documentarmi perché non mi spiegavo come mai i meridionali avessero accolto i liberatori a fucilate e, una volta finito di sparare, piuttosto che godersi quella libertà fossero emigrati in massa, per la prima volta nella loro millenaria storia. E qualcosa mi è sembrato di averla capita».
Nel suo testo, che ormai è diventato una sorta di manifesto per molti movimenti meridionalisti, trapela l’amarezza di un uomo che scopre, ritrovandola, una parte di se di cui sconosceva l’esistenza…
«Non solo, e più forte la delusione di scoprire che non dovevo saperla; che non me l’avevano raccontata a scuola; che forse ero ritenuto, come gli altri italiani, troppo immaturo per sapere com’è nato il mio Paese. Le vergogne di famiglia non si dicono ai bambini, non capirebbero».
Lei ha descritto pagine di storia molto crude. Pagine di violenze e massacri perpetuati nel tempo nei confronti di un Popolo, il suo Popolo, che ne è rimasto gravemente segnato. Una sorta di fiume Sand Creek. Ma mentre dei nativi americani si è molto parlato…
«Ancora oggi, da un accademico importante, in un dibattito alla radio, mi sono sentito dire, a proposito della guerra civile e della resistenza dei “briganti”: ma allora lei avrebbe voluto che vincessero “quegli altri”? Ma quegli altri siamo sempre noi, italiani. E siamo ancora a “per chi fai il tifo tu?”, dopo 150 anni?».
“Se ti avventuri sulla Salerno-Reggio Calabria a fine luglio, la prima cosa che pensi, dopo averla percorsa nei due sensi, è che manca un cartello all’inizio dell’autostrada: ‘Fatevi la croce’ ”. Con queste parole lei descrive la tangibile zona di confine fra il Nord ed il Sud nostro Paese. Il limbo che tale deve rimanere…
«La professoressa Leandra D’Antone, nel suo bellissimo “Senza Pedaggio”, sulla Salerno-Reggio Calabria, dimostra che quella strada nega la sua natura, perché invece di unire, divide. È il monumento più lungo del mondo, eretto a ricordare la decisione dell’Iri e della politica italiana (Mancini a parte), secondo cui il Sud deve contribuire con le sue tasse alla costruzione di autostrade, ma non deve averne (conferenza di Stresa, 1952); e se qualcuno gliela fa lo stesso, un’autostrada, che sia inservibile».
Alcuni paesi dell’Unione Europea rischiano di spezzarsi, scossi da fermenti autonomistici. Secondo lei è meglio separarsi o restare poveri in un paese ricco?
«Io ho fiducia che, conoscendo come sono andate davvero le cose, la vastità, la durata, la ferocia della discriminazione ai danni di una parte del territorio e della popolazione, gli italiani salveranno l’unità del loro Paese e lo miglioreranno, rendendolo più equilibrato. Se non ci si riuscisse (e i tempi sono quelli che sono), l’Italia si spaccherà; e il Sud dovrebbe andarsene, prima di essere cacciato dalla Lega. Subito, un danno per tutti; alla lunga, il Sud potrebbe stupire tutti».
Donatella Rinaldo
Fonte : InfoMessina

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