giovedì 2 gennaio 2014
L'articolo di Gennaio 2014 per WebNapoli24.com di Andrea Balìa per la rubrica "Riflessioni Meridionaliste"
Uno dei problemi dei movimenti meridionalisti risiede indubbiamente nei numeri. Ovvero nella faticosa, e ormai anche annosa, opera di adesione e reclutamento iscritti per dare una corposità degna di tal nome ad ognuno di essi e una crescita consistente. Le ragioni del meridionalismo, o più semplicemente del riscatto del Sud rispetto ad una verità storica contraffatta e volutamente mal raccontata, rappresentano comunque una scoperta sconvolgente (causa il protrarsi per oltre 150 anni) per coloro i quali ad essa si avvicinano. C’è inizialmente incredulità, quasi timore frutto d’un minoritarismo ormai radicato che si tramuta in un senso di colpevolezza non semplice da sradicare ed in una difficoltà d’accettazione rispetto a una verità rivelata. Ci si rende conto d’avere a che fare con qualcosa che scotta e in cui metterci le mani potrebbe essere non conveniente farsi coinvolgere e comunque difficile. Questo è il primo muro d’abbattere per fare adepti. Poi va aggiunto il frazionamento in tanti gruppi che rende non semplice scegliere. I programmi vertono tutti sulla memoria storica, e risultano simili fra loro e districarsi e identificarsi non è affatto lineare e sempre leggibile. Se poi si cerca una pro positività in proposte e strategie politiche la cosa si complica addirittura. La gran parte di questi gruppi non ne hanno e né ne vogliono sapere. O solo un attivismo culturale o confuse richieste d’indipendentismo e teorie rivoluzionarie fatte d’intenti non supportati da linee progettuali e programmatiche. Qualche velleitarismo destrorso insinuatosi in questo mondo e bene o mal camuffato ed il puzzle di difficile soluzione è completo dei suoi pezzi ma non facilmente risolvibile. Allora i primi ad avvicinarsi spesso sono personaggi non del tutto equilibrati, gente in cerca di protagonismo, e l’affannosa ricerca di una rincorsa quantità porta ad un qualità carente e a numeri improbabili. Ma con la quantità (ammesso sia tale) la qualità non è consequenziale e va a gran fatica identificata e ricercata. Altresì, seguendo l’insegnamento di Guido Dorso, meridionalista irpino dell’immediato dopoguerra che sosteneva : “ “No, il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di giustizia; non chiede aiuto, ma libertà. Se il mezzogiorno non distruggerà le cause della sua inferiorità da se stesso, con la sua libera iniziativa e seguendo l’esempio dei suoi figli migliori, tutto sarà inutile… “. “Cento uomini d’acciaio…la Questione Italiana è la Questione Meridionale”…. con la qualità è possibile costruire la quantità. Lui la esemplificava in 100 uomini d’acciaio….per dire, provocatoriamente che cento meridionalisti di qualità possono provocare quel seguito necessario a raggiungere lo scopo. Improbabili e auspicate unioni del nulla difficile provochino più del nulla!
Andrea Balìa
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