giovedì 16 gennaio 2014
Armi chimiche siriane verso il porto di Gioia Tauro.Nessuna consultazione con le autorità e la popolazione locale.La protesta del Partito del Sud.
di Natale Cuccurese
Confermate le peggiori previsioni, sarà il porto calabrese di Gioia Tauro quello nel quale transiteranno le armi chimiche provenienti dalla Siria che si trovano a bordo di quattro navi danesi e norvegesi. Annunciato dal capo dell'Opac (l'Organizzazione per la proibizione delle Armi Chimiche), Ahmet Uzumcu, la conferma è stata data dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato. Il transito di circa 560 tonnellate di sostanze chimiche letali dovrebbe avvenire tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio e in non più che 48 ore. Il diplomatico turco ha assicurato che "è stata presa ogni misura possibile per un trasferimento sicuro: i rischi sono molto evidenti e abbiamo preso tutte le misure per ridurli al minimo".
Ma il sindaco di Gioia Tauro non ne sapeva nulla. "Non mi avevano informato. Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone", ha affermato il sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore. "E' gravissimo, forse il ministro Bonino non sa cos'è la democrazia. E' la solita scelta calata dall'alto. Siamo considerati una popolazione di serie B. Tra l'altro, qui non c'è un'ospedale attrezzato". Preoccupato anche Domenico Madaffari, sindaco di San Ferdinando, il comune in cui ricade il 75% del porto, tutte le banchine: "Stiamo valutando di emettere un'ordinanza per chiudere il porto", ha detto.
Si apprende da fonti militari che la scelta sarebbe caduta su Gioia Tauro in quanto ritenuta una location particolarmente “tranquilla” sotto il profilo dell’ordine pubblico. Pare infatti che la principale preoccupazione delle autorità militari riguarderebbe il pericolo di contestazioni ed eventuali azioni di disturbo delle operazioni da parte dei movimenti pacifisti. Il porto reggino infatti sarebbe stato preferito ad altre località definite più “calde” come Livorno o Taranto. Per ogni evenienza le autorità militari sembrano aver individuato anche una soluzione alternativa a Gioia Tauro che dovrebbe essere il porto siciliano di Augusta, in provincia di Siracusa. Per le autorità invece sono pochi i timori legati ad incidenti nelle operazioni di trasbordo delle armi chimiche. Non è chiaro se domani, dopo l’annuncio ufficiale da parte del Ministro degli Esteri Emma Bonino, si conosceranno anche le eventuali misure di sicurezza che saranno adottate dalle autorità italiane in materia di tutela dell’ambiente e sicurezza dei cittadini. L’operazione resta infatti senza precedenti nel bacino del Mediterraneo e per ritrovare un carico di armi di questo tipo in transito dai porti italiani bisogna andare indietro alla guerra del Vietnam ed all’agente orange.
Questi i fatti riportati dalla stampa nazionale in questo concitato pomeriggio, resta evidente a tutti una realtà incontrovertibile, ancora una volta un'operazione ad alto rischio, come ammesso dal capo dell'Opac, sia per l'ambiente che per la popolazione locale, viene bellamente indirizzata verso Sud, cioè verso la colonia interna già usata infatti per l'incontrastato sversamento di miriadi di sostanze inquinanti negli ultimi vent'anni, come sta a dimostrare la vicenda della "Terra dei Fuochi" con le accuse nei confronti di organi dello stato e le dichiarazioni , ancora oggi senza nessuna smentita, del pentito Schiavone.
Addirittura fonti militari dicono apertamente che siamo considerati pecore ormai addomesticate e impossibilitate a reagire da 153 anni di repressione.
In tutto questo i parlamentari meridionali e calabresi presenti in parlamento non hanno nulla da obiettare, si adeguano vergognosamente, come sempre, accettando a capo chino e senza proferire parola i rischi per la popolazione.
Ci auguriamo solo che le parole delle autorità locali non siano solo di prammatica ma che venga messo in atto, con ogni possibile strumento democratico, un piano volto ad impedire questa ennesima imposizione dall'alto Mai come oggi risulta evidente la necessità di una presa di coscienza delle popolazioni dei propri diritti e della propria storia, nonchè della crescita rapida del nostro Partito su quei comuni, cioè un partito territoriale nato esclusivamente per fare gli interessi della propria gente non dovendo rispondere a logiche romane o del nord, al fine di far cessare al più presto questo stato di cose ed ogni tipo di prevaricazione.
Ci credono pecore, torneremo lupi!!
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