riportiamo con estremo piacere e condivisione un esaustivo articolo del nostro Segretario Organizzativo Enzo Riccio, che, ancora una volta, cerca di chiarire concetti a noi chiari ma ancora non del tutto ad orecchie poco attente e a velleitarie e farneticanti opinioni :
di Enzo Riccio
Spesso noi del Partito del Sud siamo costretti a ripetere il concetto di meridionalismo "identitario", oltre al concetto di meridionalismo che in genere risulta più semplice spiegare, la cosa forse più complicata è spiegare cosa significa "identità", rispetto a pericolose devianze nazionaliste, che spesso scimmiottano le peggiori esperienza nazionaliste del XX secolo, e vaneggiamenti vari che pensano il mondo si sia fermato nel 1861.
Il concetto di identità è diverso da quello di nazione, una nazione presuppone una comunità che condivide qualcosa di forte con un'aggregazione intorno ad una storia, a volte ad un'etnia e spesso una lingua.
Il Sud è stato caratterizzato, storicamente e non etnicamente, nei secoli scorsi dai tempi di Ruggero il Normanno nel 1100 da due nazioni, quella napolitana e quella siciliana, divise o unite in un unico Stato che come sappiamo è scomparso per una guerra di annessione, una brutale invasione coloniale che dal 1861 ha relegato il Sud a colonia del resto del paese.
Oggi non esiste ne' una nazione napolitana ne' una nazione duosiciliana, prenderne atto vuol dire fare i conti con la realtà lasciando l'"isola che non c'è" alle canzoni di Bennato, sopravvive una nazione siciliana grazie alla natura insulare del territorio e soprattutto alla lingua siciliana oltre che ad una storia specifica di autonomismo, con tratti pure di movimento indipendentista di massa con il MIS e l'EVIS tra il 1943-1946, storia che il resto del Sud non ha mai avuto dopo la rivolta popolare del "brigantaggio" post-unitario tra il 1860 ed il 1870 che fu una vera e propria guerra partigiana.
Altro aspetto fondamentale del Sud continentale è la mancanza di una lingua unica, come avviene per la parte insulare con il siciliano, il napoletano è una lingua riconosciuta dall'UNESCO (ma troppo poco considerata e per anni relegata a dialetto, erroneamente considerata una lingua per ignoranti ed analfabeti) ma non e' diffuso in tutto il territorio, avendo nella Puglia meridionale il salentino e nella Calabria centro-meridionale il calabrese che sono varianti del siciliano. Inoltre le varianti del "napoletano" in Puglia o in Abruzzo, più che nel Lazio meridionale, fanno si che non c'e' una vera e propria unità linguistica nel territorio e per questo basta consultare la carta dei dialetti d'Italia de disponibile sul sito di wikipedia dedicato alla lingua napoletana: http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_napoletana
Per questo motivo credo che per me oggi l'opzione indipendentista sia velleitaria, tanto più senza un forte braccio politico, a meno che non si consideri l'opzione della lotta armata...ma noi siamo per le soluzioni pacifiche e democratiche per la risoluzione dei problemi.
Se non esiste più una nazione del Sud continentale, non vuol dire che non esiste un'identità meridionale e mediterranea che convive con quel "pensiero meridiano" mirabilmente sintetizzato nell'omonimo libro di Franco Cassano.
Identità significa conoscere, o per lo meno intuire, recuperare la propria storia e le proprie radici, non per improbabili rivendicazioni nazionaliste, ma per costruire un paese più giusto. Identità vuol dire superare il concetto di "minorità meridionale" e ribaltare i luoghi comuni a partire dalla verità storica, cioè dal concetto fondamentale che la "questione meridionale" è nata con la "malaunità" d'Italia nel 1861 e non prima. Identità vuol dire non ricordare solo le bellezze del Regno delle Due Sicilie, ingiustamente mortificato dalla storiografica ufficiale, ma anche di secoli di storia che con i monumenti greci, normanni, angioini, aragonesi, etc etc...ancora oggi danno lustro alle nostre terre. Identità vuol dire difendere e comporre tutto questo in Italia ed in Europa con delle proposte da XXI secolo, tenendo presente le nostre specificità mediterranee e tornando al concetto di Mediterraneo come "ponte" e luogo di scambio non come "frontiera" rispetto ad altri popoli ed altre civiltà. A questi valori deve guardare il neo-meridionalismo del nuovo millennio per essere un'alternativa forte allo sfacelo politico dei partiti tradizionali del "belpaese", per poter diventare un movimento di massa e non più uno dei tanti piccoli gruppi in perenne lite con altri piccoli gruppi per il capo, il nome, il simboletto, la politica o la cultura, l'indipendenza si o no, etc etc...sono errori che non possiamo più commettere.
Nel momento dell'acme della crisi economica, che ovviamente al Sud morde e morderà sempre più, è arrivata l'ora di prendere una strada chiara ed in modo serio, aggregando quante più persone possibile per un progetto di meridionalismo progressista e rivoluzionario, a cuore caldo e cervello freddo come diceva Nitti. Riprendiamo le grandi lezioni non solo di Nitti ma anche di Salvemini e di Dorso, purtroppo queste idee sono fallite non per la qualità delle stesse ma perché non si sono mai tradotte in un movimento di massa che è necessario per la liberazione del Sud, qualunque sia la meta finale (autonomia o indipendenza) del percorso da fare per un paese diverso e più giusto, dove la latitudine alla quale si nasce non può e non deve essere una condizione di base ostativa o peggiorativa per trovare un lavoro decente o per disporre di trasporti adeguati o per avere delle cure degne nel XXI secolo.
"Non c'è nessuna strada facile per la libertà."
(da Lungo cammino verso la libertà, Nelson Mandela, 1995)
Fonte :
Enzo Riccio - Segretario Organizzativo del Partito del Sud
Partito del sud - Roma
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