Secondo me una nuova e grande politica economica dovrebbe comportare la soppressione di ogni forma di egemonia della finanza speculativa, salvaguardando ovviamente la libera concorrenza dei mercati. Il superamento della falsa alternativa tra crescita e decrescita si può raggiungere fissando innanzitutto gli obiettivi prioritari della crescita:
- pluralismo economico,
- sviluppo di un'economia verde, sociale e solidaria,
- commercio equo e solidale.
In sostanza, un'economia della convivialità, fondata su di una agricoltura non industriale e biologica, e sulla piccola imprenditorialità cittadina.
Al tempo stesso andrebbero definiti gli obiettivi della decrescita:
- economia creatrice dei bisogni artificiali,
- economia del futile, dell'usa-e-getta, del nocivo, dello spreco, del distruttivo.
Si dovrebbe immaginare una grande politica dei consumi, capace di indurre i consumatori a meglio conoscere i prodotti attraverso una azione informativa ed educativa sulle intossicazioni e le assuefazioni consumeristiche. Una azione volta a favorire la qualità dei prodotti allo scopo di favorire la qualità della vita e la salute delle persone.
Si dovrebbero proibire i prodotti usa-e-getta e a obsolescenza programmata in maniera da favorire l'artigianato di riparazione e di recupero.
Si dovrebbero aprire le porte a una grande politica di riumanizzazione delle città per arginare la disgregazione sociale e la proliferazione delle città parcheggio per aprire ai trasporti pubblici e alla pedonalizzazione allo scopo di favorire la rinascita del piccolo commercio di quartiere.
Si dovrebbe promuovere una nuova politica per la campagna per far regredire l'agricoltura e l'allevamento industrializzati, divenuti nocivi per le terre, per le acque e per i consumatori, sviluppando invece l'agricoltura delle cascine e biologica.
Si ridarebbe in tal modo vita alle campagne ripopolandole di contadini nuovi; si potrebbero riaprire gli uffici postali e i dispensari locali e si vedrebbe il ritorno nei villaggi degli empori e delle piccole rivendite scomparse. Si ritornerebbe a una economia a zero kilometri, in grado di garantire la sopravvivenza grazie a una cultura dell'alimentazione della quale avremo tutti bisogno se la crisi internazionale dovesse aggravarsi ulteriormente.
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