di Vincenzo Iurillo e Ferruccio Sansa
Fonte:Il Fatto Quotidiano del
25.5.12
Incunaboli e manette. È
stato arrestato Marino Massimo De Caro, manager bibliofilo consulente dei
ministri Galan e Ornaghi. Prototipo dell’uomo d’affari bipartisan, amico di vita
e affari del berlusconiano Marcello Dell’Utri e del dalemiano Roberto De Santis.
Galeotta la sua passione per i libri. Vicenda nata da un articolo di Tomaso
Montanari sul Fatto Quotidiano. Prendi la più antica biblioteca di Napoli, la
Girolamini: 159.700 volumi, tra le più ricche del Mezzogiorno e conosciuta in
tutto il mondo. Affidala incredibilmente a un direttore, Massimo Marino De Caro,
coinvolto e poi prosciolto fino al 2009 in un’inchiesta per sospetta
ricettazione di un libro antico. Lo stesso De Caro che appena nominato ordina
una movimentazione dei volumi senza registrare gli spostamenti, così da rendere
irrintracciabili i libri. Condisci il tutto con una sorprendente disposizione
del conservatore della Biblioteca, padre Sandro Marsano (indagato), che esonera
un dipendente dai servizi di controllo e ordina “di non attivare più gli
impianti di videosorveglianza, perché De Caro aveva la necessità di accedere
alla biblioteca anche fuori dagli orari di apertura”. MESCOLA con un gruppo di
persone, guidate da De Caro, che (secondo i pm) nella notte avrebbe fatto razzia
dei libri. Il risultato è una biblioteca “smembrata e mutilata, forse
irrimediabilmente”, come afferma il procuratore aggiunto Giovanni Melillo che ha
coordinato l’inchiesta dei carabinieri per la Tutela del Patrimonio Artistico
culminata ieri negli arresti di De Caro e di quattro suoi fiduciari con accuse
di peculato e ricettazione. Con De Caro&C. sono indagati anche il
conservatore della Biblioteca, padre Sandro Marsano, e una collaboratrice del
senatore Marcello Dell’Utri, Maria Grazia Cerone. L’ordinanza del Gip Francesca
Ferri racconta la sottrazione di centinaia di volumi dal valore inestimabile.
Furti documentati da video realizzati dagli stessi dipendenti entrati in
conflitto con De Caro (che, secondo una testimone, maneggiava assegni con
l’intestazione del Senato). I video mostrano incursioni notturne in biblioteca,
andirivieni di auto da cui scendevano uomini con borse o scatoloni. Le persone
filmate avevano le chiavi. La svolta una settimana fa: in un box di Verona i
carabinieri trovano 257 libri della Girolamini. Era stato affittato il 20
aprile, due giorni dopo il sequestro giudiziario della biblioteca. Come si è
potuto compiere questo saccheggio? Il procuratore Alessandro Pennasilico
teorizza “un’insensibilità dei napoletani all’adeguata tutela delle ricchezze
culturali”. E Melillo: “Da anni si diceva che all’interno dei Girolamini
avvenivano strane sottrazioni. Gli intellettuali ne parlavano, ma la denuncia
formale è stata fatta dal professor Tommaso Montanari, un fiorentino”. Intanto
sono stati trovati 11 volumi antichi con timbro della Biblioteca Arcivescovile
di Genova. Erano in casa di padre Marsano. Gli investigatori vogliono capire a
che titolo ne fosse in possesso. L’arresto di De Caro potrebbe suscitare timori
bipartisan. Perché De Caro fa affari con figure vicine ai vertici di
centrodestra e centrosinistra. A Firenze è indagato per corruzione con
Dell’Utri. Al centro dell’indagine uno degli impianti solari più grandi
d’Europa, quello di Gela, progetto da cento milioni. I pm ipotizzano che, per
ottenere il via libera delle autorità, sia stato chiesto l’intervento di
Dell’Utri mentre De Caro si è interessato al progetto come consulente insieme
con Domenico Di Carlo (non indagato), già capo della Segreteria del ministro
dell’Agricoltura Saverio Romano. Tutto parte dalle carte dell’inchiesta P3. Gli
inquirenti fiorentini avevano trovato traccia di un pagamento di 558 mila euro
che Dell’Utri (indagato in quell’inchiesta) aveva ricevuto da De Caro. De Caro
al Fatto aveva spiegato: “Ho pagato Dell’Utri per un libro rarissimo che riporta
la lettera del 1493 scritta da Colombo a Isabella d’Aragona”. De Caro pare quasi
gettare sospetti sui carabinieri: “Quel libro io l’ho già mostrato ai
Carabinieri del Nucleo artistico di Venezia, ma dopo la perquisizione dei Ros
nella mia casa di Verona, il libro non c’è più. Mi hanno rubato un valore di un
milione di euro e farò una denuncia per furto”. Ma Dell’Utri e De Caro, insieme
con Aldo Micciché (latitante in Venezuela che vanta legami con famiglie
‘ndranghetiste), hanno fatto affari per acquistare una partita di petrolio
venezuelano da milioni di euro. Per trovare una raffineria in Italia De Caro si
rivolge all’amico De Santis. Racconta De Caro: “Ma D’Alema l’avrò visto al
massimo sei o sette volte”.
Fonte:Il Fatto Quotidiano del 25.5.12
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