14° messaggio di Beppe De Santis, Segretario nazionale del Partito del Sud
Il Psud è il partito dello sviluppo. Il partito della legalità e dello sviluppo. Legalità è sviluppo. Sviluppo è legalità.
Il Psud nasce contro tutte le mafie, la mala-burocrazia e la mala-politica.
Il Psud è contro il partito trasversale della spesa pubblica, a pioggia, clientelare, parassitaria. Con il quale hanno fatto fortuna le classi dirigenti fameliche e mercenarie meridionali e non.
Il Psud è, innanzitutto, il partito dei produttori di ricchezza.
IL PARTITO DELLE PARTITE IVA DEL SUD
Il soggetto politico delle partite IVA del Sud: imprenditori agricoli, artigiani, imprenditori manifatturieri, operatori turistici, commercianti e professionisti.
Per poterla equamente distribuire, la ricchezza occorre preliminarmente produrla.
PER UNA NUOVA RAPPRESENTANZA SINDACALE, IMPRENDITORIALE E PROFESSIONALE DI FORMA TERRITORIALE E MERIDIONALE
E’ ora che le categorie produttive e professionali del Sud, sotto il profilo sindacale, comincino a riconcepire e riorganizzare le proprie rappresentanze in termini territoriali e meridionali. E’ questo un modo giusto e realistico per declinare il FEDERALISMO SOCIALE.
IL PARTITO DELLA COALIZIONE DELLO SVILUPPO
Il Psud è il partito della coalizione dello sviluppo e dell’innovazione, contro la coalizione della rendita. Rendite burocratiche, rendite politiche, rendite criminali, rendite finanziarie e bancarie.
IL PARTITO DEGLI AGRICOLTORI E DELLA TERRA
La crisi agricola meridionale è devastante, strutturale, storica, di civiltà. Crisi di costi- troppo alti- dei fattori della produzione agricola e crisi di prezzo – troppo bassi-dei prodotti agricoli. Crisi sul fronte del credito, sul fronte dei contributi e delle tasse,sul fronte della burocrazia e della politica, sul fronte dell’usura e della criminalità. Perdita di ogni quota di sovranità – sia pur minima -sul fronte della Grande Distribuzione Organizzata e dei mercati, in generale.
Il Psud nasce a tutela e a rappresentanza degli agricoltori meridionali. E’, in questo senso, il partito degli agricoltori e della Terra.
I NEMICI MORTALI DEI PRODUTTORI MERIDIONALI
I nemici mortali dei produttori meridionali sono le mafie, la mala-burocrazia e la mala-politica, che,perciò, vanno combattute frontalmente, senza tregua. E demolite.
Va semplificata e abbattuta la pressione fiscale e contributiva ,oggi letteralmente insostenibile.
Va concepito,ristrutturato e reinventato un sistema creditizio al servizio dei produttori meridionali. Oggi, brutalmente violentati da un sistema creditizio ostile, predone,usuraio, estraneo e avulso dal Sud.
Non può reggere un sistema produttivo meridionale senza una dotazione di base di servizi essenziali per cittadini e imprese e di infrastrutture trasportistche e logistiche degne di questo nome, di infrastrutture energetiche e ambientali, di reti idriche, di reti informatiche adeguate alla competizione globale del XXI secolo.
L’OBIETTIVO DELLO SVILUPPO DEL SUD NON VA SCARICATO SULLE POLITICHE REGIONALI EUROPEE
Condividiamo le seguenti considerazioni del Governatore della Banca d’Italia
“Il divario tra il Sud e il Centro Nord nei servizi essenziali per i cittadini e le imprese rimane ampio. Le analisi che presentiamo oggi rivelano scarti allarmanti di qualità fra Centro Nord e Mezzogiorno nell’istruzione, nella giustizia civile, nella sanità, negli asili, nell’assistenza sociale, nel trasporto locale, nella gestione dei rifiuti, nella distribuzione idrica… Svolgere un’attività produttiva in Italia è spesso più difficile che altrove, anche per la minore efficacia della Pubblica amministrazione; nel Mezzogiorno queste difficoltà si accentuano. Grava su ampie parti del nostro Sud il peso della criminalità organizzata…
Le politiche regionali – quelle esplicitamente finalizzate a promuovere lo sviluppo delle aree in ritardo, con interventi specifici – nell’ultimo decennio si sono volte anche all’obiettivo di innalzare il capitale sociale, attraverso miglioramenti nella trasparenza informativa, nella rendicontazione, nel controllo e nella valutazione dei risultati dell’azione pubblica, ma hanno ottenuto risultati scarsi. Ne hanno indebolito l’azione i localismi, la frammentazione degli interventi, la difficoltà di individuare le priorità, la sovrapposizione delle competenze dei vari enti pubblici. Se ne può trarre un insegnamento: le politiche regionali possono integrare le risorse disponibili, consentirne una maggiore concentrazione territoriale, contrastare le esternalità negative e rafforzare quelle positive. Ma non possono sostituire il buon funzionamento delle istituzioni ordinarie. Non è quella delle politiche regionali la via maestra per chiudere il divario tra il Mezzogiorno e il Centro Nord…
Intanto, nell’ambito di una politica economica nazionale per lo sviluppo, come quella evocata dal Governatore Draghi, occorre ripristinare le regole di base, quelle di origine costituzionale ( art. 119),nel riparto delle SPESE PUBBLICHE PER INVESTIMENTO. Vale a dire che il 45% dell’intero ammontare nazionale della spesa pubblica in conto capitale va attribuito e ben speso nel Sud. Oggi questa spesa si attesta sul 10% in meno. Uno scippo devastante e ingiusto contro il Sud. Vi è un contestuale problema di quantità e di qualità della spesa pubblica per investimento, che va affrontato e risolto contemporaneamente. Senza ferrovie, strade , autostrade ,porti, aeroporti, reti energetiche ambientali e idriche,reti informatiche all’altezza dei tempi della competizione globale, gli imprenditori del Sud sono destinati a soccombere.
Le risorse e gli strumenti della programmazione comunitaria 2007-2013 e del FAS ( Fondo Aree Sottoutilizzate) vanno reimpostati in questo senso.
RIPARTIRE DAL PATRIMONIO PRODUTTIVO MERIDIONALE
Bisogna ripartire dall’attuale patrimonio produttivo meridionale. Che resta tutt’altro che disprezzabile. Dal patrimonio produttivo agricolo e agro-alimentare, da quello turistico, da quello artigianale, da quello terziario avanzato che- a macchia di leopardo -è presente in tanti parti del Sud, da quello manifatturiero.
SEI COORDINATE STRATEGICHE E PROGRAMMATICHE DEL MERIDIONALISMO FEDERALISTA
Il nuovo modello sociale meridionale dello sviluppo e dell’innovazione, da liberare contro la coalizione della rendita,e, catalizzato da una rinnovata soggettività politica autonomistica meridionale,deve fondarsi su alcune coordinate strategiche e programmatiche,in grado di fare i conti con le sfide poste da nuovi scenari geoeconomici e geopolitici globali,emergenti dalla crisi 2007-2009. Sintetizzeremo tali linee strategiche e programmatiche in 6 punti:la scelta dell’asse geoeconomico e geopolitico mediterraneo;la tenuta demografica del Sud;le grandi infrastrutture;la valorizzazione e lo sviluppo del patrimonio imprenditoriale,anche mediante la fiscalità di sviluppo;il capitale sociale,la sicurezza e la legalità;il capitale umano e l’innovazione.
REALIZZARE SUL SERIO LA FISCALITA’ DI VANTAGGIO
Vogliamo segnalare una delle elaborazioni tra le più puntuali ed eccellenti,proposta di recente dal Professor Beniamino Moro, dal titolo “Il ruolo della politica fiscale per lo sviluppo delle aree arretrate della UE. Il caso del Mezzogiorno” e pubblicata nel volume AAVV., “Dualismo, nuove teorie della crescita e sviluppo del Mezzogiorno” ( Il Mulino, 2008). Quello del professor Moro è uno modello applicativo studiato , appunto, per l’Italia e il Sud, che, peraltro, condividiamo completamente.
Finora, dopo 10-15 anni di dibattito sulla fiscalità di vantaggio, qual è il risultato ? Zero. E’ evidente , allora, che c’è qualcosa che non funziona. “L’Europa è contro la fiscalità di vantaggio”: questo non è vero. Negli ultimi anni, anzi, l’Unione Europea ha aperto, a partire dal 2006, più finestre di opportunità , che bisogna saper cogliere. “Si deve trattare di una fiscalità di vantaggio a tempo,per 5-10 anni” : facciamola, allora per 5-10 anni. “Si può intervenire in alcuni ambiti economici e non in modo generalizzato” : facciamo, allora , questi benedetti interventi selettivi, ma facciamoli. “Sì, la Unione Europea ha permesso all’Irlanda la fiscalità di vantaggio, ma in quanto l’intervento ha riguardato l’intero territorio nazionale e non una parte del suo territorio, come sarebbe il Sud nel caso italiano”: e qui proprio non ci siamo. Perché il Sud italiano è più grande dell’Irlanda e con problemi tali e più gravi. Allora, il problema non consiste nel fatto che il Sud non è uno Stato unitario a se, ma consiste nel fatto che le classi dirigenti italiane di questa battaglia – della fiscalità di vantaggio-ne hanno parlato, ma questa battaglia non l’hanno combattuta.
Dalle suddette sei coordinate programmatiche del meridionalismo federalista occorre muovere per il potenziamento e lo sviluppo dell’economia reale meridionale. In primo luogo, va ricordate che è e sarà sostanzialmente il mercato a selezionare settori , soggetti e prodotti vincenti,una volta assicurate le condizioni di contesto più favorevoli allo sviluppo produttivo competitivo, all’interno di grandi orientamenti geopolitici e geoeconomici di sistema. In secondo luogo, non si fonda lo sviluppo secondo modelli astratti , astrusi ,velleitari o addirittura pseudo ideologici di sviluppo,del tipo “ Sud come Eden del turismo”, “Sud come la California italiana”, “ Sud come la Florida italiana”, “ Sud per natura anti-industriale o a-industriale” e altre titaniche corbellerie . Gli scenari reali dell’economia meridionale e il buon senso ci inducono a prendere in considerazione una economia meridionale integrata tra agricoltura e agroindustria, manifatturiero, turismo, e poli di alta tecnologia,senza indulgere ulteriormente a miti ruralistici regressivi e risibili o a delirare in attesa della California e della Florida. In altri termini, senza sviluppo industriale, il Sud non va da nessuna parte.
UNA BIBLIOGRAFIA MINIMA PER RAGIONARE SULLO SVILUPPO DEL SUD
Ci limiteremo,in questa sede,soltanto a qualche richiamo bibliografico e documentale dai quali ripartire. 1) Federico Pirro e Angelo Guarini, “Grande industria e Mezzogiorno 1996-2007.Gruppi, settori e filiere trainanti fra declino dei sistemi produttivi locali e rilancio dei poli di sviluppo” ( Cacucci editori, 2008).Il volume fornisce la base documentale straordinaria e scientifica sulla realtà reale dell’industria meridionale,tutt’altro che da sottovalutare e dalla quale occorre necessariamente ripartire . 2) Il Rapporto annuale di Mediobanca e Unioncamere sulle Medie imprese industriali italiane,tra le quali un buon punto di partenza ,per il Sud,è rappresentato dalle 300 MEDIE IMPRESE MERIDIONALI, che, per quanto ancora troppo poche rispetto alle complessive 4000 imprese medie dell’intera Italia, sono i campioni manifatturieri reali del Sud. www.mbres.it e www.unioncamere.it 3) La ricerca del Censis, già citata, sulle eccellenze territoriali italiane, tra le quali tutt’altro che da sottovalutare risultano le eccellenze meridionali, soprattutto di tipo turistico. www.censis.it 4) Il V Rapporto Unicredit sulle piccole imprese del Sud 2008-2009. www.bancaroma.it 5) Il progetto interesse nazionale dell’Aspen Institute:-a cura della Fondazione CERM e Il Sole 24 Ore, “Progetto interesse nazionale”( 2009) www.aspeninstitute.it 6) Gianfranco Viesti, “Le sfide del cambiamento “ ( Donzelli,2007). 7) Michele Guerriero, “ Stelle del Sud. Le eccellenze del Mezzogiorno e le nuove rotte per far ripartire l’Italia” ( Rubettino, 2009). 8) A cura di Piero Barucci e Emilio Becheri, “Rapporto sull’industria turistica nel Mezzogiorno” ( Il Mulino, 2006). 9) L’elaborazione complessiva del centro studi SRM- Studi e Ricerche per il Mezzogiorno e, particolare-“Le filiere produttive meridionali : competitività, innovazione e sentieri di sviluppo” (Giannini editore,2006); - “Le vie del mare. Lo sviluppo del sistema portuale meridionale dei trasporti e della logistica” ( Giannini editore,2006); - “ Il sistema agroalimentare nel Mezzogiorno. Le sfide dell’industria agroalimentare nelle realtà territoriali” ( Giannini editore, 2005); - “ Poli logistici,infrastrutture e sviluppo del territorio. Il Mezzogiorno nel contesto nazionale,europeo e del mediterraneo” ( Giannini editore,2007); - “ Il Sud in competizione. L’innovazione nei settori produttivi e la crescita delle imprese emergenti” ( Giannini editore,2008) ; - “ Turismo e Mezzogiorno. Caratteri strutturali, potenzialità e dinamiche competitive dei Contesti turistici meridionali” ( Giannini editore, 2009) ; - “ Capitale umano, capitale sociale, sviluppo economico nel Mezzogiorno” ( Giannini editore, 2008). www.srmezzogiorno.it 10) L’elaborazione complessiva della Fondazione Curella e del professor Pietro Busetta.http://www.fondazionecurella.org/. Bibliografia generale :-A cura di Enzo Giustino, “ Mediterraneo 2010. Sfida vitale per il Mezzogiorno” ( Guida, 2008);-Piercamillo Falasca e Carlo Lottieri, “ Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno” ( Rubettino, 2008);-a cura di Emma Giammatei e Paola De Vivo, “ Federalismo e Mezzogiorno” ( Guida, 2009);-A cura di Pietro Busetta, “ Sicilia 2015. Obiettivo sviluppo e traguardo possibile” ( Liguori editore, 2009);-A cura di Paolo Malanima, “ Rapporto sulle economie del Mediterraneo-Edizione 2009” ( Il Mulino,2009) e le edizioni precedenti ; - A cura di Luigi Cannari e Fabio Panetta, “ Il sistema finanziario e il Mezzogiorno. Squilibri strutturali e divari finanziari” ( Cacucci editore, 2006).
Sviluppare il Sud si può.
A partire dal ripristino della sua autonomia politica.
ABBIAMO BISOGNO DEL GRANDE PARTITO DEL SUD.
Beppe De Santis, Segretario nazionale del Partito del Sud.
Palermo, 4 novembre 2010.
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