lunedì 17 gennaio 2011
L'imbroglio del federalismo
Più centralismo e più burocrazia: è davvero così urgente il progetto leghista?
di Innocenzo Cipolletta , pubblicato il 13 gennaio 2011
A cosa pensa un normale cittadino quando si parla di federalismo? Pensa aun paese organizzato con diversi stati regionali che hanno una certa autonomiasul loro territorio e con una capacità impositiva su specifici imponibili, come il caso degli USA o della Germania Federale. Ebbene, con il federalismo che si prepara per l’Italia nulla di tutto ciò avverrà. Anzi si assisterà a un maggior centralismo romano.
Regioni, province e comuni avranno ognuna la propria autonomia (com’è già oggi), al punto che non si parla più di federalismo per l’Italia, ma di “federalismi”: regionale, provinciale e comunale(!). La regione, quindi, non potrà imporre specifiche soluzioni alle province e ai comuni e quindi non avrà maggiore autorità sul suo territorio se non quella che già ora possiede. Il “governatore” di una regione governerà ben poche cose. Niente piccoli stati federali, ma solo una burocrazia in più. Inoltre, poiché si gestiscono servizi universali (come la sanità e i trasporti) bisognerà giustamente assicurare a tutti i cittadini almeno gli stessi servizi di base decisi a Roma (a costi standard per tutti), alla faccia dell’autonomia.
Ma, si dirà, almeno i cittadini pagheranno le loro imposte alle regioni e quindi ci sarà una maggiore responsabilizzazione dei politici eletti, che verranno bocciati se non utilizzeranno efficientemente le tasse pagate dagli elettori. Nulla di tutto ciò. Si continuerà come sempre con trasferimenti da Roma. Il federalismo fiscale è solo la ripartizione su base territoriale delle vecchie imposte che già abbiamo e che continueremo a pagare a Roma. Gli enti locali avranno solo la possibilità di aumentarle un pochino (bella consolazione per noi!), ma i pagamenti saranno sempre fatti a Roma. Forse i comuni avranno una tassa locale sugli immobili, ma essa riguarderà essenzialmente le seconde case, quindi i non residenti, i quali pagheranno una tassa, ma non voteranno nel comune dove l’hanno pagata! Negli USA fecero una rivoluzione nel 1775 contro questo principio.
C’è quindi da domandarsi perché Bossi, Calderoli e tutta la Lega facciano fuoco e fiamme per far approvare questo sistema federale in Italia. Se vogliamo escludere l’ipotesi dell’ignoranza e del non aver capito, dobbiamo pensare che si tratta della solita ipocrisia politica. Dire che si è vinta una battaglia storica quando non è affatto vero. Un’interpretazione che pare vada bene a tutti, posto che gli altri partiti (di governo e di opposizione) sono giustamente ben poco interessati al vero federalismo. Ma questo sistema rischia di far esplodere la spesa pubblica, quindi aumenterà il controllo centrale di Roma sugli enti locali e genererà frustrazioni e tensioni con gli eletti dal popolo che non avranno alcuna autonomia.
Ce n’è abbastanza per fermarsi per tempo e per domandarsi se il federalismo sia veramente la cosa oggi più urgente a cui dedicare tempo e risorse da parte del Governo e del Parlamento, in un momento di crisi e di disoccupazione così grave per il paese. Tanto più che, per dirla con le parole di un ministro vicino alla Lega, “con il federalismo non si mangia” (o almeno non mangiano i cittadini onesti).
Innocenzo Cipolletta, economista. Presidente dell'Università degli Studi di Trento dal 2003. È componente di vari consigli di amministrazione. È economic advisor dell'Ubs Italia. È editorialista de "Il Sole 24 Ore" e autore di diversi saggi scientifici e collaboratore di riviste specializzate. È stato insignito dal presidente della Repubblica dell'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce.
Fonte : www.italiafutura.it
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