
mercoledì 30 giugno 2010

lunedì 28 giugno 2010
"Insieme per la Rinascita" risponde a Luca Zaia :
Ecco il video-comunicato del Movimento meridionalista"Insieme per la Rinascita "dopo i pesanti attacchi del governatore LUCA ZAIA rivolti al movimento suddetto e a tutti i meridionalisti.
Come sempre, bravi e puntuali, i nostri amici ed alleati. Complimenti e avanti così!
domenica 27 giugno 2010

sabato 26 giugno 2010

venerdì 25 giugno 2010

L’offensiva partenopea era stata avviata dal commissario dei Verdi della Campania Francesco Emilio Borrelli e dal titolare di ”Napolimania” Enrico Durazzo, con l’annuncio ”Dopo gli ultimi insulti contro i napoletani non sono più graditi i leghisti in questo locale. Firmato: La Direzione”.
E la rivolta coinvolge anche i napoletani del mondo. ”Alcuni emigranti da Milano – continuano Borrelli e Durazzo – ci hanno scritto che stamattina, dopo tanto tempo, hanno avuto il coraggio di rialzare la testa contro le continue umiliazioni subite quotidianamente dai leghisti a causa delle loro origini meridionali. E’ la prima volta che stiamo reagendo in modo duro e non ironico ai barbari leghisti”.
”Le aziende del Nord realizzano il 90% dei prodotti campani e napoletani”, continua Gino Sorbillo, titolare dell’ omonima pizzeria ai Tribunali. ”Si prendono i nostri soldi e utilizzando i nostri marchi e brand e poi ci insultano pure – aggiunge Sorbillo – tutto ciò deve finire e quindi abbiamo deciso di rispondere colpo su colpo: una piccola azienda campana sta producendo anche dei cartelli dove e’ ritratto Umberto Bossi con la scritta ”io non posso entrare”. ”Stiamo realizzando – concludono Borrelli e Durazzo – una importante iniziativa antileghista con la vera storia dei padani, una realtà di cui tutta l’Italia dovrebbe vergognarsi: il ministro dell’ Interno Roberto Maroni, che verra’ nei prossimi giorni in Campania, è ben venuto a Napoli come rappresentante del governo ma non come leghista”.
giovedì 24 giugno 2010

Molti ci chiedono perchè tifiamo ARGENTINA! Proviamo a spiegarvelo :

1) innanzitutto questa squadra vergognosa si fa fatica ad amarla e condividerla!
2) non possono pretendere che dovremmo sentirci italiani solo quando gioca la nazionale di calcio e quando si suona quella marcetta dell'inno di Mameli! Italiani dovremmo esserlo sempre : e non lo siamo quando parla Bossi che ci governa, quando Marchionne propone un diktat anticostituzionale e vessatorio contro gli operai del Sud senza che lo Stato glielo impedisca! Quando si fregano i fondi FAS del mezzogiorno! Quando spendono una barca di soldi per festeggiare l'unità continuando a raccontarci la favola del Risorgimento, e occultando tutte le tragedie che hanno comportato quegli eventi per il SUd!
3) il tricolore e quella nazionale rappresentano ciò e, se permettete non ci identifichiamo! Se il Sud tornerà ad avere pari dignità e il ruolo che gli spetta nel paese, riconoscendogli il maltolto e raccontando le verità storiche, non avremo remore a sentirci identificati da questa squadra di calcio!
4) Maradona, che guida l'Argentina, è stato l'unico (nel mondo del calcio) ad aver dato dignità, titoli e restituito orgoglio a Napoli e a tutto il Sud! Ha compreso e rivendicato quelle vittorie come il riscatto contro lo strapotere del Nord!
5) L'Argentina ha accolto migliaia d'emigranti (causati da quell'unità truffaldina), tra cui un mare di meridionali (basta leggere i cognomi dei suoi calciatori!)
Quindi, se permettete, propendiamo con entusiasmo a indirizzare i nostri favori ed il nostro sano tifo calcistico per questa nazionale, la cui fantasia nel gioco, le radici dei suoi abitanti e giocatori, e il carisma del suo leader - tanto vicino sempre ai napoletani - , ce la fanno sentire più vicina alle nostre passioni sportive.
Andrea Balìa Partito del Sud - Napoli
mercoledì 23 giugno 2010

In casi, fortunatamente, di numero inferiore, ciò non succede e la guerra è solo l’inizio, è solo l’elemento primario, forte e scatenante, della discesa nel baratro del degrado progressivo economico, strutturale, sociale e, talvolta anche morale, del paese sconfitto che ha subìto l’evento.
E’, purtroppo, il caso del Sud di questo paese denominato Italia : una discesa agli inferi senza fine!
Grande fortuna è, almeno e di sicuro, che il cosiddetto meridione è figlio d’una storia plurisecolare fatta di costumi e tradizioni forti e pregnanti, di una cultura costruita attraverso le sue eccellenze che lo hanno segnato e attraversato come un fiume che lascia la sua impronta nel suo defluire. Arte, monumenti, atti politici, e quant’altro sono lì a testimoniarne la sua storia.
Questo ci fa essere, pur se in ginocchio, mai domi perché consci della grandezza che ci appartiene, che è nelle nostre radici. Il tutto ovviamente alla sola condizione di essere consapevoli di ciò, di conoscere la propria storia, d’averne memoria e orgoglioso senso d’appartenenza. Se di ciò ne siamo possessori il futuro non potrà che tornare ad essere il nostro, non potremo non riscattarci per ridare una prospettiva di dignità alla nostra terra e ai nostri figli.
Nel frattempo ci è toccato vedere la nostra gente vessata, i nostri territori mortificati, i nostri valori dileggiati fino a questi ultimi giorni. Governanti cialtroni, affaristi della peggior risma, xenofobi che fanno dell’ignoranza il loro verbo (“ciucci e presuntuosi” come si usa dire a Napoli), vomitano le loro leggi insulse e i loro slogan pieni di fiele contro un Sud che ritengono un malato terminale cui assestare gli ultimi colpi per liberarsene definitivamente, spolpando – se possibile – gli ultimi resti.
Ormai siamo all’atto finale.
Prima le minacce leghiste di reclamare la secessione, poi d’avere le baionette di dieci milioni di leghisti del Nord pronte a scendere in campo. Evidentemente bisogna che oltre a ritornare sui banchi di scuola per imparare meglio un po’ di storia, Bossi e compari tornino pure a imparare a far di conto. Se si volesse dar credito ai suoi dieci milioni di combattenti vorrebbe dire che il suo vergognoso partito, se la matematica non è un opinione, ha circa il 25% dei voti degli italiani. La qualcosa non ci risulta se non ci siamo distratti a tal punto.
Minacce, insomma, perché passi il federalismo taroccato da loro proposto. Minacce di cialtroni che si permettono di cantare “noi non siamo napoletani”, come se non ce ne fossimo accorti che sono ben altra cosa d’un napoletano : purtroppo per loro non ne hanno vivacità mentale, ironia, estroversione soc

Ma oltre alle minacce adesso dobbiamo subire anche il ricatto. Quello attuato dalla più grande azienda d’auto, anch’essa del Nord, attuato nei confronti degli operai del Sud e delle loro famiglie. Ricatto è la parola giusta, perché altro non è che un diktat, senza contrattazione, per poter far funzionare lo stabilimento di Pomigliano d’Arco. Una vergogna, anticostituzionale che bypassa tragicamente lo statuto dei diritti dei lavoratori, e che uno Stato serio avrebbe impedito solo di proporre e fatto rimangiare al primo accenno. La stessa azienda che ha ricevuto per anni, e ripetutamente, danaro e agevolazioni d’ogni genere, che abbiamo pagato tutti, compresi quei lavoratori ricattati del Sud.
La stessa azienda che ha sfruttato gli operai polacchi promettendo loro di restare in quella terra se avessero accettato quelle condizioni capestro, tenendo alti i ritmi produttivi. Una lettera di quell’altra povera gente è stata inviata a Pomigliano, perché i meridionali sappiano dei truffaldini intenti già attuati altrove e delle promesse non mantenute.
La Fiat, ottenuto quanto chiede, passerà tra qualche anno a proporre lo stesso giochino in altri luoghi e paesi da sfruttare.
E il Sud, con le famiglie da mantenere e i reali problemi di sopravvivenza, ha ieri risposto “si” con un cappio alla gola nella percentuale del 62% al referendum d’adesione alle loro vergognose condizioni. Ma manco basta, è di oggi che la Fiat è delusa, che s’aspettava un consenso più plebiscitario (e loro si che sono esperti di plebisciti truffa, che – almeno questo – non hanno potuto manipolare!).
Un mio amico diceva che al limite lo si può anche prendere in quel posto, ma poi pretendere che si sbattino anche le mani è un po’ troppo! Ecco, la Fiat, vuole che gli operai del Sud debbano anche sbattere felici le mani.
Io dico che il fatto che oltre il 30% di loro abbia risposto “no” è un risultato notevole di grande dignità, nonostante le necessità di quegli uomini e dei loro cari, che testimonia la grande dignità che c’è ancora in un popolo.
Per finire potremmo dire che siamo alle battute finali del dramma messo in scena 150 anni fa.
Oltre ad un comprensibile senso di sollievo perché il tutto si avvii al termine adoperiamoci in ogni modo perché la tragedia veda una fine, ed un grande popolo s’organizzi per autorappresentarsi sulla scena politica dove cantare : “ noi sì che siamo napoletani!”.


domenica 20 giugno 2010

mercoledì 16 giugno 2010


Fabrizio Del Noce: 400 mila euro l'anno. Antonio Marano: 350 mila. Mauro Mazza: 300 mila. Monica Setta: 200 mila. E Cappon ne prende 600 mila senza lavorare
(11 giugno 2010)
Ventimila sono tanti o pochi per una serata su RaiUno? L'aristocratico di casa Savoia, piaccia o no, E' da un annetto un Re Mida degli ascolti, e anche se in una serata guadagna quanto un operaio della Fiat in un anno intero, qualcuno a viale Mazzini pensa che se li meriti tutti. "E' il mercato tv, bellezza", ti senti rispondere.
Fonte : Liste di discussione ICI e ISAT
lunedì 14 giugno 2010

Il 9 giugno e' stato registrato all'Agenzia delle Entrate di Roma il nuovo Statuto 2010 del Partito del Sud, registrazione n° 6435 Serie 3 presso Agenzia delle Entrate, Direzione Provinciale I Roma, Uff. Territoriale di Roma 2 Aurelio.Inoltre abbiamo una nuova sezione ed un nuovo referente per la Provincia di Grosseto, anche in Toscana avremo il nostro presidio ed il nostro gruppo di "briganti"!
Altri passi avanti insieme al tesseramento che prosegue in tutt'Italia...fatti non chiacchiere!!!
Enzo RiccioSegr. Org. NazionalePARTITO DEL SUD
Pubblicato da Partito del Sud - Roma a 14.39 0 commenti
Etichette: Statuto 2010 registrazione sezione Grosseto Toscana Partito del Sud
Senza la memoria del passato non c'è futuro per l'Italia
dal Blog di Beppe Grillo una voce per la verità storica!
Il 29 dicembre 1890 a Wounded Knee, come tutti sanno o potrebbero sapere, è avvenuto l'eccidio di 300 Lakota Sioux, donne e bambini, da parte dell'esercito degli Stati Uniti d'America. Trent'anni prima, nel 1860, a Gaeta, come quasi nessuno sa né è tenuto a sapere, fu compiuto un altro eccidio, in cui morirono migliaia di civili, donne e bambini, da parte dell'esercito sabaudo. Centinaia di migliaia di persone perirono nel Regno delle Due Sicilie durante e dopo la guerra di occupazione. Gaeta fu l'epilogo della guerra. Mentre il Governo degli Stati Uniti assegnò ai Lakota delle riserve, i Savoia espropriarono Gaeta che è, ancora oggi, quasi interamente territorio demaniale, dello Stato. La celebrazione dell'Unità d'Italia è una farsa se non si ricordano le sue origini. Senza la memoria del passato non può esistere un futuro per l'Italia. Cosa vuol dire essere italiano per chi non conosce neppure la propria Storia?
Beppe Grillo
Fonte : Blog di Beppe Grillo
sabato 12 giugno 2010
Mi è stato chiesto però un intervento in qualità di meridionalista. Di meridionalismo mi interesso altresì da circa 20 anni, e l’approccio è stato inizialmente motivato dalla curiosità, poi dalla passione per diventare ormai da circa 3 anni un impegno culturale, ma oggi più di tutto concretamente politico e costituire almeno il 50% del mio impegno in termini di tempo dedicato.
Non per strumentale propaganda ma per puro spirito informativo : sono Dirigente Nazionale e Responsabile Regionale Campania del Partito del Sud. Vi tranquillizzo subito : non quello paventato, minacciato, “taroccato” dei Lombardo, Miccichè, Dell’Utri, che sono stati diffamati e minacciati di querele a usare questa sigla registrata, che è nata nel 2007, e con la quale governiamo il Comune di Gaeta (dopo aver vinto col 57% di consensi), e essendo presenti in 10 regioni con referenti e iscritti, con un sito ufficiale e 4 blog.
Già…ma cosa c’entra il meridionalismo con il tema della decrescita?
C’entra perché innanzitutto credo che ogni fenomeno, idea culturale, e che investa anche l’economia, non possa essere sganciato dal territorio, dai luoghi, in genere dalla politica.
La decrescita, come ormai i più sanno, partendo dalle tesi del professore francese di economia Latouche mette in discussione il concetto della crescita (o quella ritenuta tale) legato alla produttività in costante aumento, al livello dei consumi da – non solo mantenere – ma accrescere, alla globalizzazione in economia, alla forsennata ricerca di nuovi mercati, di merci e uomini in perenne circolazione, al sinergico movimento (talvolta fasullo e virtuale) di denaro, ad una finanza spregiudicata, il tutto per rincorrere l’attuazione di questo progetto, sogno o follia economica.
Il Meridione del nostro paese è il risultato in termini politici ed economici di una storia ben precisa.
Una storia che, dopo sette secoli d’autonomia, di cultura, di primati documentati in tutte le discipline scientifiche ed artistiche, ci ha portati a diventare una colonia tra le più degradate d’Europa. Non sto qui a tediarvi sul come ciò è avvenuto, sulle rapine, gli eccidi, gli espropri, e il menzognero racconto che ha privato il Sud, ancor prima e più dei beni materiali, di una memoria storica che molti di noi con grande fatica tentano di diffondere perché i meridionali se ne riapproprino. Basta studiare con più attenzione, leggere un poco in più, scovare negli archivi (anche quelli di Stato), riscoprire scritti di gente come Gramsci, Alianello, lo stesso Pasolini, e perfino tra le cose che scrive Erri De Luca per entrare bene nel problema.
L’Italia non è certo al di fuori di un procedere economico che si è detto prima. E tanto più il meridione, che, per le ragioni storiche accennate, è all’interno di questo paese ancor più vittima di ciò che la decrescita non condivide. Siamo un comodo mercato di consumo interno per le merci del Nord. E lo siamo, dovendo mantenere i loro ritmi, ma essendo più poveri, producendo poco o nulla, e con possibilità economiche più limitate. Il che, se non fosse drammaticamente reale, sarebbe addirittura ridicolo.
Cosa fare? Massimo Fini, fautore della decrescita, parla di autarchia europea, per fare intendere che se il vecchio continente imparasse ad essere più autosufficiente, non sarebbe vittima dell’invasione eccessiva di merci cinesi, giapponesi, americane con il consequenziale eccesso di proposta alimentando oltre misura il circolo vizioso del consumismo sfrenato. Ebbene anche il Sud quando era autonomo fu tacciato con esagerazione di perseguire una politica economica autarchica, che altro non era che un’attenzione a preservare l’autoproduzione sulle reali necessità del paese, con una calibrata politica d’esportazione, al di fuori di chimere e d’un surplus incontrollabile.
Tra l’altro con un’attenzione all’ambiente : vedi primo esempio di raccolta differenziata dei rifiuti, e di politica eco sostenibile con il divieto sulle pesca “a traino”, in difesa della fauna ittica e salvaguardia dei fondali, “contro l’avidità dei pescatori e della committenza sul pescato”!
Talmente saggia come politica che portò quello che allora era il Regno delle Due Sicilie, al di fuori delle fandonie della storiografia ufficiale scritta dai vincitori (come sempre succede), ad essere premiato nel 1856 alla Conferenza Internazionale degli Stati di Parigi (un po’ l’Onu dell’epoca) come 3°, dico terzo, paese al mondo in economia e sviluppo industriale e a possedere i 2 terzi del monte capitale in soldi degli stati preunitari. Ovvero portammo alle casse del neonascente Stato italiano 443 milioni di ducati su un totale di poco più di seicento (gli altri stati messi assieme non arrivavano alla metà della nostra ricchezza). Vi prego, se ne avete voglia di verificare la veridicità di ciò leggendo Francesco Saverio Nitti.
Il che fa accapponare la pelle se pensiamo al Sud di oggi, e smentisce teorie lombrosiane, rinverdite da rigurgiti leghisti (una volta si diceva “la Cina è vicina”, oggi lo si può tranquillamente sostituire con “la Lega è alle porte”), per cui siamo stati sempre poveri, incapaci, mariuoli e sfaticati. La storia racconta altro, non è questo il nostro DNA, o almeno è improbabile si sia improvvisamente modificato nell’ultimo secolo e mezzo.
Una cosa di certo è cambiata : da zero emigrazione, siamo stati capaci di far emigrare in questo lasso di tempo circa 30 milioni di persone meridionali.
Tornando al design, circa dieci anni fa, assieme a due amici architetti, decisi di mettere su una agenzia denominata Design Connection, con la quale iniziai a promuovere designers meridionali al mondo produttivo del design del nord. Ricorderanno gli amici Riccardo Dalisi ed Annibale Oste che fui portatore e mediatore dei loro primi progetti di design presso aziende cosiddette padane.
Pur non rinnegando un’interessante esperienza, ebbene, oggi non lo farei più.
Il Sud deve imparare o ricordare di sapere e potere autoprodurre, accettando e recuperando le proprie peculiarità tecnologiche e un metodo ed un approccio filosofico legato ad un’economia più local e meno global e ad uno stile di vita saggiamente ritagliato, questo sì, sul proprio DNA. Dobbiamo togliere alla lentezza il marchio del disvalore, noi siamo portatori del pensiero meridiano (come così ben esplicitato da Franco Cassano nel suo libro dall’omonimo titolo) che è anche capacita d’ascolto, di riflessione e contemplazione, di rifiuto d’un surplus materiale inutile. Il Sud è l’infanzia del mondo, e noi pur non rifiutando di diventare grandi non vogliamo e dobbiamo perdere la poetica alla radice del nostro essere.
Quindi rinnegando il ruolo di vittima e colonia sacrificale ad un’economia che ha il PIL come suo Dio e la corsa ai numeri senza fine e senza morale.
Ma tutto ciò non è, secondo la nostra visione e consapevolezza, possibile attuarlo con questa partitocrazia istituzionale, che è la prova provata del disastro del Sud. Occorre una nuova classe dirigente frutto d’una grande alternativa politica meridionale, che, memore della sua storia e ispirandosi ai migliori concetti del socialismo coniugati ad altri del mondo liberale (come da tesi e scritti del nostro maestro di meridionalismo prof. Nicola Zitara), finalmente copra l’assenza di rappresentatività politica del Sud, che, fatte salve singole ma non incidenti eccezioni, non è di certo colmata dagli attuali politici meridionali presenti nello scenario istituzionale e dalle formazioni politiche in cui alloggiano.
Questo dicono i fatti e non di certo le chiacchiere.
Grazie.
Andrea Balìa
venerdì 11 giugno 2010

mercoledì 9 giugno 2010
Design in Mostra
Il Design nel panorama contemporaneo individua visioni completamente differenti dagli orizzonti delineati dalla modernità : scarsità di risorse e diversi modelli produttivi dettati dalla globalità impongono un ripensamento complessivo del "fare", della società e dei suoi stli di vita.
Design in Mostra affronta, a varie scale, gli scenari della decrescita e le possibili strategie da intraprendere per delineare scenari sostenibili.
12/06/2010 Padiglione America Latina
ore 10,00 - IL DESIGN DELLA DECRESCITA
a cura di ADI Campania con il Patrocinio della Fondazione Mezzogiorno Europa
CLAUDIO GAMBARDELLA Presidente ADI Campania- II° Univ. Studi di Napoli
MAURIZIO PALLANTE saggista
ALEX ZANOTELLI missionario comboniano
ANDREA BALIA meridionalista
RICCARDO DALISI designer
VIRGINIA GANGEMI Presidente Ist. Naz. di Bioarchitettura/Napoli
PATRIZIA RANZO Seconda Univ. degli Studi di Napoli
CINTYA CONCARI e ROBERTO MARCATTI "H2O Nuovi scenari per la sopravvivenza"
MASSIMO VILLONE Fondazione Mezzogiorno Europa
Prima del Convegno sarà proiettato il film, prodotto da Luigi e Aurelio De Laurentiis (2009) "LATTA E CAFE', Riccardo Dalisi e il teatro della decrescita" regia di Antonello Matarazzo.
lunedì 7 giugno 2010

La proposta sarà approvata dalla Giunta come da legge.
Etichette: ciano
domenica 6 giugno 2010

Per chi ama la Sicilia, i fatti che leggete possono essere percepiti come un pugno nello stomaco e potranno dissestare qualche animo sensibile....Fatti particolarmente luttuosi accaddero a Castellamare del Golfo, in provincia di Trapani. E di fatti reali che portarono alla rivolta del gennaio 1862 in quella cittadina, scaturirono dal clima di grande conflittualità lasciato in Sicilia dall’avventura garibaldina e di cui approfittarono i nobilotti chiamati “cutrara”.
La norma, fin dall’inizio, non fu accettata dal popolo siciliano che non era abituato all’arruolamento, inesistente con i Borbone. Oltretutto esso comportava l’allontanamento per sette lunghi anni di tanti giovani dalle loro famiglie e dalle loro terre; terra dalla cui coltivazione essi traevano il loro sostentamento.
In poche parole, con la loro partenza, per le famiglie rimaste era la fame e quindi la morte. Per altro, i figli dei ricchi cutrara, pagando, erano esonerati dal servizio militare. Si determinò, così, un forte risentimento verso queste classi di privilegiati che si erano appropriati delle terre demaniali e della Chiesa.
La conseguenza fu, dunque, che quasi tutti i giovani chiamati alle armi si diedero alla macchia, trovando rifugio sulle montagne che sovrastano Castellamare del Golfo, piene di anfratti naturali e grotte.
Ben presto, però, si stancarono di quella vita, piena di disagi e decisero di inaugurare il 1862 insorgendo contro il potere straniero piemontese...La furia vendicativa dei piemontesi non si fece attendere e l’indomani da Palermo furono inviati interi battaglioni di soldati, sia via terra quanto via mare...I bersaglieri diedero subito la caccia agli insorti, mentre la gente abbandonava in gran fretta il centro abitato e i giovani disertori si dileguavano. Le truppe regie, nei loro frenetici rastrellamenti riuscirono a trovare in contrada Villa Falconeria, un gruppetto di gente, che forse si era ritirato in quella campagna per evitare qualsiasi coinvolgimento negli scontri. E qui il generale Quintini in persona ed una compagnia di bravi bersaglieri piemontesi...adempirono in nome e per conto di Sua Maestà il Re d’Italia Vittorio Emanuele II di Savoja al loro compito di giustizia, fucilando tutta quella gente...
E poi il loro capolavoro, davanti al plotone d’esecuzione venne portata e fucilata la bambina Angelina Romano, di appena 9 anni. Erano le ore 13 di venerdì 3 gennaio 1862. Questo è solo un esempio di ciò che tante persone ignorano e che si apprestano a festeggiare.
sabato 5 giugno 2010
difendiamo la nostra economia e le nostre comunità
dal federalismo fiscale della Lega.
con un gesto semplice e concreto
che possiamo fare tutti, tutti i giorni
COMPRA PRODOTTI DEL SUD
PASTA, LATTE, VINO, POMODORO, LEGUMI, CAFFE'.....
tante marche, tu premia le aziende del Sud,
lascia i tuoi soldi al Sud, per due buone ragioni:
PRIMO : Più loro saranno forti,
meno giovani meridionali saranno costretti ad emigrare.
SECONDO : Più loro guadagneranno,
più tasse rimarranno al Sud quando la Lega imporrà il federalismo fiscale.
COME SI RICONOSCE UN PRODOTTO DEL SUD?
E' semplice, basta leggere bene l'etichetta.
Sull'etichetta sono scritti sia l'indirizzo dell'azienda,
sia quello dello stabilimento.
Compra i prodotti di imprese che nel Mezzogiorno
hanno sia la sede della società, sia gli stabilimenti.
Attenzione! Alcuni marchi storici meridionali non sono più nostri, ad es. Latte Berna e Centrale del Latte di Napoli
Se hai dei dubbi,
se vuoi maggiori informazioni
se vuoi semplicemente dire la tua opinione, scrivici:

venerdì 4 giugno 2010
Pubblicato da NON MI ARRENDO a 6/03/2010 12:29:00 PM 0 commenti
Etichette: comunicati