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domenica 14 febbraio 2010


GAETA DENUNCIA I SAVOIA !


A Gaeta non si dimentica. Il tempo passa, ma quell'assedio del 1860 se lo sono legati al dito. Tanto che dopo la discussa delibera del dicembre 2008 in cui il Consiglio comunale esprimeva parere favorevole all’avvio di un contenzioso, è stato affidato oggi all’avvocato Pasquale Troncone l’incarico di chiedere il risarcimento danni ai Savoia per i danni provocati, quantificati in 220 milioni di euro. Il popolo di Gaeta non vuole dimenticare l’assedio più crudele della sua storia che l’ha quasi distrutta completamente. Non si vuole togliere importanza al processo di unificazione del Paese, ma restiamo molto critici sui metodi di una guerra non dichiarata che ha avuto l'infausto epilogo dell’assedio della nostra città.
L’avvocato Troncone patrocinerà gratuitamente la causa mentre al Comune spetteranno le spese di registrazione della pratica. "Credo che questa richiesta di risarcimento - afferma il sindaco Antonio Raimondi - sia il modo migliore per entrare nell’anno di vigilia del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia che si terrà nel 2011. Il popolo di Gaeta non vuole dimenticare l’assedio più crudele della sua storia che l’ha quasi distrutta completamente. Non si vuole togliere importanza al processo di unificazione del Paese, ma restiamo molto critici sui metodi di una guerra non dichiarata che ha avuto l'infausto epilogo dell’assedio della nostra città. Questa richiesta parte dalla ricognizione fatta dal principe di Carignano, cugino del re, che in una missiva del marzo 1861 dichiarava che la richiesta di 1 milione e 47mila lire di danni subiti dalla città era più che giustificata. Il Comune di Gaeta ha chiesto questi danni fino al 1923: oggi questa Amministrazione dando seguito alla delibera consiliare del 6 dicembre 2008 rialza la testa e vuole rinverdire la gloriosa storia comunale che risale al 1123"."Il 13 febbraio - prosegue il sindaco - deve essere dichiarato Giorno della memoria dell’Italia del Sud, perchè il 13 febbraio 1861 ha significato l’inizio della decadenza economica e sociale del Meridione (ovvero la nascita della famigerata Questione Meridionale) e ha dato il via all’esodo biblico di milioni di persone che da 150 anni ad oggi sono costrette ad emigrare in tutto il mondo. Sappiamo che qualcuno metterà in dubbio la validità di questa iniziativa, a partire da Emanuele Filiberto di Savoia, ma se si vogliono conservare i titoli nobiliari per farsi chiamare 'principè è quantomeno doveroso assumersi anche gli oneri che tale titolo, che non ha alcuna validità nel nostro Paese, comporta. Ribadisco che non viviamo di nostalgia, ma che anzi questa nostra iniziativa vuole guardare al presente e al futuro di un’Italia repubblicana che ha assolutamente bisogno di riconsiderare anche alcuni aspetti del passato per rafforzare la propria identità nazionale che deve basarsi sulla giustizia e sulla verità storica".

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