Sì perché per l’attivo Vella, con un intenso curriculum di politico ma anche di scrittore e giornalista, «La cultura è l’asse portante della politica stessa». Nei “sette punti capitali” del suo programma tutto è in funzione della cultura «… che genera gli altri sei …», la trasparenza, la vivibilità, lo sviluppo, la macchina comunale e la Città Vesuviana. Ma tornando alla cultura il candidato meridionalista sostiene: «A San Giorgio, prima e dopo Massimo Troisi, ci sono stati centinaia di operatori culturali che non hanno ritrovato rispondenza nelle loro proposte. Qui si consuma cultura di altri e non si incentiva la produzione culturale autoctona. Incentriamo quindi il nostro progetto culturale, la nostra campagna elettorale su questo tema perché da questo discende tutto il resto. Se vogliamo prendere ad esempio la trasparenza, proprio in questo campo, se non si è convinti di ciò che si dice, non si può convincere gli altri. Se vogliamo prendere poi ad esempio i servizi, non li si possono offrire al cittadino se non si guarda a questo come un essere umano, nello stesso spazio vitale in cui vive chi governa». Aldo Vella si presenterà alle amministrative del 6-7 maggio con una lista civica, “Ricomincio da Vella” «forse la sola coalizione che non è appoggiata dai partiti tradizionali», appoggiata in primis dal Partito del Sud che «nasce nel momento in cui gli altri hanno la loro decadenza.»
Segue Aldo Vella nella descrizione della sua compagine «Siamo un corpo, adesso elettorale, ma dopo le elezioni sarà un corpo politico e culturale. Con noi ci sono esponenti della società civile non impegnati mai in politica, la cui età media rasenta i trentatré anni (mi escludo per non alzare la media!). C’è da chiedersi allora perché dei giovani vengono da un settantunenne? Qualcuno di questi mi ha risposto: “perché ho bisogno di un riferimento e di una guida.” Non è vero quindi che i giovani vogliono fare per conto loro, vogliono essere autonomi a tutti i costi e si vogliono scrollare di dosso le vecchie generazioni».
«Noi abbiamo invece la colpa di non aver fatto apprendistato per questi giovani, di non aver dato un esempio, anche morale. Abbiamo fatto crescere una generazione di ventenni e di trentenni che si sono impegnati in politica e hanno preso gli stessi vizi dei padri, che siamo noi! Per cui io non riconosco i giovani esponenti degli attuali partiti, non li riconosco come gli elementi giovanili che servono alla politica e al suo rinnovamento. Preferiamo chi è maggiormente disposto ad accettare chi ha memoria come noi e vuole trasmettere questa memoria, questa esperienza, niente di più. Pensate forse che io possa avere una vita politica decennale? Non lo penso affatto, pensavo infatti di aver chiuso! Ma un intellettuale che è abituato a vedere a trecentosessanta gradi, vede anche i mali della politica, vede anche un disfacimento generazionale, vede che non c’è futuro, non c’è ricambio e quello che c’è è la copia esatta dei padri! Così come anche qualche impegno femminile è recuperato sul maschilismo! Tradotto in termini falsamente femminili!».
Devo dire che non sempre ho sentito parole tanto estranee al lessico dell’attuale politica e decido quindi di approfondire l’argomento.
Nessun commento:
Posta un commento