giovedì 1 marzo 2012
Alla ricerca di una nuova economia “a misura d’uomo”- Silvio Gesell - di G. Cutolo - 2 parte
Dopo aver sviluppato il suo concetto di riforma del denaro, attorno alla fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo Gesell cominciò a riflettere intorno ad una possibile riforma del diritto fondiario. Lo stimolo in questa direzione lo ricevette dalla lettura delle opere del riformatore agrario nordamericano Henry George (1839-1897), il cui pensiero venne diffuso in Germania da Michael Fluerscheim ( 1844-1912) e da Adolf Damaschke (1865-1935). Al contrario di quanto preconizzato da Damaschke che proponeva di tassare unicamente l’incremento di valore della terra a favore della collettività, senza però mettere in discussione la proprietà terriera, Gesell seguì la proposta di Fluerscheim che immaginava di trasferire il terreno nelle mani dello Stato contro un indennizzo dei proprietari privati per darlo poi in affitto al maggior offerente. Ciò nella convinione che, sino a quando il terreno fosse rimasto una merce privata passibile di speculazione, si sarebbe alterato il fondamentale e originario legame organico che gli uomini intrattengono con la terra.
In quanto cittadino del mondo, Gesell considerava l’intera terra come un organismo appartenente ad ogni singolo uomo. Egli riteneva che ogni essere umano dovesse potersi spostare liberamente potendo risiedere dappertutto, indipendentemente dalla sua origine, dal colore della sua pelle e dalla sua religione. E riteneva che, analogamente alle superfici, anche le ricchezze del sottosuolo dovessero diventare proprietà comunitaria. Una istituzione internazionale avrebbe dovuto essere preposta alla loro gestione e avrebbe dovuto amministrare le ricchezze del suolo e del sottosuolo come proprietà dell’umanità, pur consentendo l’esercizio locale di taluni diritti, a fronte del congruo pagamento per il loro godimento.
Inizialmente Gesell, come altri riformatori terrieri, pensava che lo Stato, attraverso gli introiti provenienti dall’affitto del terreno sarebbe stato messo nella condizione di finanziare il suo funzionamento senza dover aumentare le tasse. Successivamente però, interrogandosi su a chi spettassero gli introiti degli affitti della terra comune, giunse alla conclusione che, l’ammontare degli introiti dipendendo dalla densità della popolazione, i veri beneficiari avrebbero dovuto essere le donne, dato che erano loro a mettere al mondo e ad allevare i bambini. Di qui la proposta che si dovessero trasferire mensilmente alle madri gli introiti degli affitti, a titolo di compenso per le loro prestazioni di allevatrici ed educatrici. Il pagamento sarebbe avvenuto proporzionalmente al numero di figli minorenni e ne avrebbero avuto diritto anche le madri di figli illegittimi e le straniere provenienti da altri paesi. Tutte le madri sarebbero state in tal modo liberate dalla dipendenza economica dai padri lavoratori. Il rapporto tra i sessi, in particolare quello coniugale, si sarebbe potuto cos¡ ri-fondare sulla base esclusiva dell’amore, un amore finalmente liberato dalle influenze del potere.
La teoria “Paese libero-denaro libero” viene sviluppata da Gesell come reazione al principio del “Laissez faire” propugnato dal liberismo classico, ma anche all’idee di economia pianificata sostenuta del Marxismo. Essa non non si propone come una terza via tra capitalismo e comunismo, vale a dire come un’economia di mercato capitalistica, ma comunque totalmente controllata dallo Stato, bensì come un’alternativa “al di là” dei sistemi economici fino ad allora conosciuti e attuati. Dal punto di vista dell’ordine político essa si caratterizza come una ”economia di mercato senza capitalismo”. Gesell amplia le riflessioni del riformatore sociale francese Pierre Joseph Proudhon (1809-1865), che già alla metà del diciannovesimo secolo aveva ritenuto l’acquisizione privata dei terreni e il potere del denaro continuamente accresciuto dagli interessi, i veri responsabili del fatto che, dopo la fine dell’assolutismo feudale, non fosse nata una società veramente nuova e libera, liberate dal dominio dei padroni di qualunque ordine e tipo. Proudhon aveva condannato come una rapina la rendita fondiaria privata e aveva definito l’interesse del denaro una “usura tumorale”. Secondo lui furono proprio questi profitti, derivanti dai proventi del denaro e non già dal lavoro produttivo, che condussero alla nascita della Grande Borghesia. E fu questa la nuova classe dominante, costituita all’inizio da imprenditori del commercio e dell’industria trasformatisi poi in finanzieri e infine in politici, che riusci a piegare ai suoi obiettivi sia lo Stato che la Chiesa, trasformandoli negli strumenti per l’esercizio del proprio dominio sulla piccola borghesia e sui lavoratori dei singoli paesi. Questo potere si è poi successivamente esteso gradualmente, negli ultimi duecento anni, attraverso lo strumento del potere finanziario, fino a raggiungere il controllo economico di un mercato oramai globale.
Ma manovrando per divenire il Grande Fratello in grado di consentiré il controllo politico di un un unico Paese Globale.Il più stretto collaboratore di Gesell, Georg Blumenthal (1879–1929), collegò la riforma del diritto fondiario e del denaro all’idea di un “ordine naturale” della società. La stessa idea con la quale i fisiocrati al tempo dell’illuminismo francese si erano opposti all’assolutismo feudale. Nel 1909 fondò, con sedi a Berlino e Amburgo, l’Associazione Fisiocratica, come prima organizzazione di seguaci di Gesell, provenienti dalle fila dei riformatori sociali, degli anarchici individualisti e dai sindacalisti. Quando durante la prima Guerra Mondiale la rivista “Il Fisiocrate”, finanziata da Gesell per sostenere le sue ricerche e le sue idee, fu obbligata alla chiusura vittima della censura, Gesell si trasferì in Svizzera dove trovò seguaci nella cerchia dei riformatori agrari locali, dei pedagoghi riformisti e dei riformatori. Essi si unirono nella “Lega svizzera Paese libero-Denaro libero”. In due conferenze “Oro e pace?” e “Paese libero, la ferrea richiesta della pace” Gesell mise in evidenza il significato delle sue proposte di riforma come strada maestra per la giustizia sociale e la pace tra i popoli.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale Gesell fu nominato delegato popolare (Ministro) per le finanze del primo Governo dei Consigli bavarese costituito il 1º Aprile 1919 da Gustav Landauer, appena tre mesi dopo la abortita Rivoluzione berlinese capeggiata da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Alla subitanea caduta del tentativo rivoluzionario bavarese, Gesell venne inizialmente accusato di alto tradimento, ma poi finalmente prosciolto e lasciato in libertà. Si trasferì allora nelle vicinanze di Berlino, dove ebbe modo di studiare lo sviluppo della repubblica di Weimar. Infaticabilmente Gesell protestò contro il fatto che i governi germanici, che rapidamente si andavano succedendo, derubassero sistematicamente gli strati medi e bassi della popolazione attraverso una grande inflazione favorevole ai benestanti.
La grande inflazione del primo dopo-guerra favorì un rapido aumento nel numero dei seguaci di Gesell, che superò le 15.000 persone che però si divisero nel 1924, dando vita alla Lega della Libera Economia, liberale e moderata, e alla Lega della Lotta Fisiocratica, radicale e anarchico-individualista. A questa divisione condusse una dura controversia che si era accesa su di una ipotetica deriva anarchica delle idee di Gesell tendenti verso una possibile “soppressione dello Stato”. Lotte di fazione interne indebolirono la cerchia dei seguaci. Gli esperimenti con il libero denaro della Lega di Lotta Fisiocratica suscitarono pubblico scalpore e vennero proibiti nel 1931 dal Ministero delle Finanze tedesco. Dopo la presa del potere da parte del Nazionalsocialismo una parte dei seguaci di Gesell assunse un ruolo di forte opposizione e dovette subire delle persecuzioni. Un’altra parte si affidò all’illusoria speranza che il nazismo potesse portare ad una “cessazione della servitù dell’interesse”. In Austria (fino al 1938) e in Svizzera continuarono ad esistere delle Leghe della Libera Economia. Dell’opera principale di Gesell furono pubblicate traduzioni inglesi, francesi e spagnole; opuscoli divulgativi apparvero inoltre in lingua olandese, portoghese, ceca, rumena e serbocroata e perfino in esperanto. Similmente si formarono associazioni e gruppi minori in Inghilterra, Francia, Olanda, Belgio, Cecoslovacchia, Rumenia e Jugoslavia. E anche in America del Nord e del Sud, in Australia e Nuova Zelanda, tutti quasi sempre animati da emigranti tedeschi.
Nella Germania divisa in due del secondo dopoguerra vennero costituite numerose leghe e organizzazioni di libera economia. Ma nella zona di occupazione sovietica queste vennero sciolte nel 1948; i nuovi padroni sovietici classificarono Gesell come un “apologeta della borghesia del monopolio”, oppure, come un “socialista piccolo borghese” i cui obiettivi erano inconciliabili con il cosiddetto ”socialismo scientifico”. Nella Germania Occidentale, la maggior parte dei seguaci di Gesell sopravvissuti al conflitto si decisero per un impegno politico, costituendo il Partito della Libertà Radicalsociale che nel 1949, durante le elezioni per la Camera tedesca, ricevette appena l’1% dei voti. In seguito il partito cambiò il nome in Unione della Libertà Sociale ma ottenne ancora risultati di voto minimi. Come luogo di convegni continuò ad esistere però una “Casa Silvio Gesell” a Wuppertal e a Neviges.
Sebbene autorevoli economisti come Irving Fisher e John Maynard Keynes avessero pubblicamente riconosciuto il significato del lavoro di Silvio Gesell, i narcotici effetti del benessere derivante dal miracolo economico della Germania Occidentale degli anni ‘50 e ’60, inaridirono quasi completamente l’interesse pubblico per le sue proposte alternative al sistema politico ed economico vigente. Solo dalla fine degli anni ’70 la disoccupazione crescente, la distruzione dell’ambiente e la crisi debitoria internazionale hanno ricreato finalmente le condizioni favorevoli per una rinascita dell’interesse per il quasi dimenticato modello di Gesell per un’economia alternativa.
In Svizzera, nell’Archivio economico di Basilea esiste una biblioteca della Libera Economia svizzera; in Germania, la Fondazione per la riforma dell’ordine fondiario e monetario ha costituito anch’essa nel 1988 una biblioteca dedicata alla libera economia. Come base per una ricerca scientifica sulle teorie di Silvio Gesell essa ha pubblicato, dal 1988 al 1997, l’opera omnia in 18 volumi delle sue opere. Oltre a una scelta delle opere di Karl Walker, allievo di Gesell, essa conserva una collana di quaderni dal titolo “ Studi sull’ordine economico naturale”, che offre un esaustivo panorama sui cento anni di storia del movimento per l’ordine economico naturale. La fondazione promuove anche la pubblicazione di altre opere sulla questione del diritto fondiario e dell’ordine monetario, e pubblica assieme alla Società di Scienze sociali una “Rivista di economia sociale”. Inoltre ha istituito dal 1988 al 1995 un “Premio Karl Walker” per lavori scientifici volti a investigare le possibilità che i mercati finanziari possano rendersi autonomi dall’economia reale, così come sulle possibili iniziative per superare la disoccupazione.
Margrit Kennedy, Helmut Creutz ed altri autori lavorano ad una attualizzazione dei concetti base di Gesell. Si tratta tra l’altro della questione del rapporto tra la crescita esponenziale del patrimonio monetario e dei debiti; degli effetti della crescita dell’economia reale che distrugge l’ambiente; del superamento della crescita coatta e del possibile collegamento della riforma fondiaria e moneteria con un sistema tributario ecologico. Un bilancio parziale dell’attuale stato di sviluppo della teoria, lo offre il libro della Kennedy “Denaro giusto-mondo giusto”, che contiene i contributi del convegno organizzato nel 1991 a Costanza “100 anni di idee per un ordine economico naturale - Vie di uscita dalla crescita coatta e dalla catastrofe per debiti”.
Nella competizione fra i sistemi, la caduta del socialismo statale nell’Europa Centrale e dell’Est ha portato a un temporaneo trionfo del capitalismo occidentale. Fintanto però che continuerano ad esistere i contrasti tra povertà e ricchezza e dovremo convivere con le crisi e le guerre; finchè l’ambiente continuerà a essere distrutto da una crescita economica esponenziale e finchè il Nord industrializzato continuerà a saccheggiare indiscriminatamente il Sud, sarà necessario cercare delle alternative ai sistemi economici tradizionali.
E’ in questo contesto che il modello di Silvio Gesell riassumibile nel motto “Paese libero-denaro libero” potrebbe offrire una non nuova ma ancora originale prospettiva futura, consentendo una possibile via di uscita alla impasse attuale. Ed è per questo che guardiamo con grande interesse alla iniziativa promossa da Marco Esposito del Comune di Napoli che ha annunciato la prossima messa in circolazione del NAPO, moneta a circolazione locale, figlia partenopea dell’originale e innovativo pensiero del grande Silvio Gesell.
Giovanni Cutolo
Fonte : Giovanni Cutolo
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