Finalmente raggiunta dal messaggio dei movimenti civici, amplificato da certa recente saggistica, la gente comincia a comprendere le vere origini del divario tra Nord e Sud. Ragioni storiche: l’indebitamento, la crisi finanziaria e la bancarotta dello Stato piemontese invasore ed “unificatore” da una parte, la ricchezza, lo sviluppo economico e commerciale del Regno napoletano conquistato! Ed allora, l’invasione del territorio, dimentica della pur pregevole spinta ideale unitaria (di pochi), si è trasformata in colonizzazione culturale,
Ma torniamo all’attualità. Oggi, nel Sud, non vi è più una Banca del territorio e del cittadino, capillarmente presente in tutte le province, in grado di concedere credito in base alla conoscenza personale e di dare supporto e finanziare le buone imprese, negli angoli più lontani delle regioni meridionali (le popolari sono comunque incluse in circuiti gestiti in “padania”, vedi BCC). Se i criteri UE di Basilea hanno ridotto le imprese ad un numero, la discriminazione territoriale italiana ha ridotto quel numero a zero.
Non si rinviene, ad esempio, una sola compagnia di Assicurazioni che sia meridionale: sarà un caso, ma nei nostri territori, si applicano le tariffe più alte d’Italia e d’Europa! Si provi però ad entrare nel campo della statistica assicurativa ed apparirà un risultato sorprendente: Napoli e la Campania non sono affatto le regine d’Italia per incidenti stradali, essendo la regione solo terza (dopo Lombardia e Lazio) per numero di eventi e costi per sinistro e la Capitale (recte: il capoluogo) oltre il decimo posto per costi medi per sinistro
Stiamo pertanto lavorando per la costituzione di un’Assicurazione meridionale per gli italiani meridionali, estranea alle logiche colonialiste del Nord e fuori dai cartelli corporativi di settore, mentre si analizzano i metodi di realizzazione dell’istituita banca statale del Mezzogiorno.
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