Vorrei documentare l’evento, chiaramente utile per mille motivi e per commentare e spingere a dotte riflessioni sulle cento giornate precedenti alla conquista di Napoli vinte dal nostro sindaco, inatteso vento rigenerante. Una politica non incasellabile tra quelle manifeste di altre idealità impolverate e ammuffite della vecchia politica. Non, dunque, vento veloce e fuggevole ma aria, aria nuova da respirare che si percepisce dalla un’efficienza dell’amministrazione di Luigi de Magistris che sta gradualmente ma anche rapidamente dimostrandosi in una fenomenale capacità fattuale e per Omar che ha mostrato una valenza sorprendente nel suo discorso, dimostrativo di un felice accordo tra le nostre culture più che consanguinee. Si è detto pronto, con la sua comunità, a contribuire alla restaurazione della città ma, invero, ciò che mi ha colpito è stato un colore, un certo colore.
Luigi era lì tra noi, … ci si salutava come vecchi amici.
Un affoltato gruppo che chiedeva solo un incontro tra amici, l’aria pareva pesante ma la sera avvolgente. Le roteanti sirene e luminescenze azzurre delle auto blu di vigili urbani non c’erano. Ecco il colore della sera non aveva il blu cupo delle divise. Non ce n’era nessuna. Il blu era nell’unica giacca della serata. Quella di Luigi.
Il colore era tra noi e noi dentro. Il colore era il gioco di un pennello che sagomava le forme della gente, s’intingeva nel giallo Napoli, nel bruno della terra ombra e nella forte biacca che stagliavano i corpi e i volti. Il colore docile del discorrere, del concordare, delle intese felici, delle proposizioni e non delle promesse giurate, delle tazzine bianche, del nitore delle limonate e dell’oro cilindrico dei the come grosse pietre ametista, delle spente tovaglie per via della sera che calava.
Le persone non sono solo corpi parlanti ma soprattutto pensieri.
E i pensieri, quando valgono, hanno il colore dell’oro o del chiarore, a volte tenue, tonale e docile o, talvolta, stridenti delle smanie. Stasera s’era immersi nei sorrisi luminosi di Luigi, delle tonde e lucide guance di Schettino, nel biondo delle numerose donne e della paciosa sicurezza di un dissertatore schietto e non conferenziale del nostro Andrea Balia che non si sorprendeva della brillante e iridata accoglienza della pelle nera di tanti bambini africani di Saharawi accolti stamani perché restino accolti in città per l’intero mese e da dove, pare, anche lì sia soffiato un simile vento di libertà e orgoglio come a Napoli nella equivalente lotta per una nuova umanità.
di Bruno Pappalardo (steve ‘llà)
18.07.2011, piazza Bellini, Napoli - h.22.40
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