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mercoledì 9 marzo 2011

La festa a nostre spese...


Lo Stato per la “festa” dell’unità d’italia mette le mani nelle tasche dei dipendenti pubblici.

Sembra certo: “festeggiare” il 17 marzo costerà ai dipendenti pubblici la perdita di uno dei 4 giorni di ferie denominati “festività soppresse”, riconosciuti nei contratti ai lavoratori oltre i giorni ordinari riconosciuti da contratto.
Cioè, per la prima volta nella storia dell’italietta repubblicana, dopo 50 anni di battaglie per i diritti dei lavoratori, lo Stato si comporta come il privato (che però i patti li scrive nei contratti), si veste da “padrone delle ferriere” ed impone ai dipendenti la utilizzazione di un giorno di ferie a propria discrezione.
Come già ben descritto nel pezzo di Enzo Riccio, pur essendo convinti neofederalisti unitari, non capiamo come e perché l’italia repubblicana si senta erede e continuatrice di uno Stato coloniale come il regno d’italia, al punto di imporre assolutisticamente la celebrazione della instaurazione di un regno frutto della conquista e sopraffazione dei popoli, che per i territori conquistati ha significato “la nascita di una Colonia” tutt’ora in sfruttamento.
Degna erede del “padre padrone” piemontese, pur quest’anno perdendosi per i dipendenti pubblici molti giorni di festività nazionale, perchè coincidenti con il sabato o la domenica l’italietta repubblicana mette un’altra volta le mani nelle nostre tasche e ci toglie la libertà di scegliere come utilizzare un giorno di ferie.
Mentre Napoleone, Ferdinando IV, il re Sole e probabilmente persino Gheddafi sarebbe stato disposto a rimetterci di tasca propria per farsi festeggiare, i 900 deputati e senatori della centocinquantenaria italietta, chiusi nelle loro torri d’avorio insieme ai partiti cui appartengono a godersi i privilegi conquistati ai nostri danni, lasciano che siano i lavoratori a pagare.
Dove sono i sindacati dei lavoratori ??? Speriamo almeno che questo episodio serva a molti per capire che anche la Repubblica va rifondata dalle basi, visto che gli italiani tutti sono ancora considerati “sudditi” e non “cittadini”!


Emiddio de Franciscis di Casanova - Partito del Sud Napoli

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