di Lino Patruno
Che il 2012 sia stato un anno perso per il Sud, non si può dire. Non si può neanche dire che sia stato un anno guadagnato. Sapere che la ferrovia ad alta velocità fra Bari e Napoli sarà pronta per il 2025, non è proprio da stappare spumante: per ora sono stati completati, udite udite, i primi 18 chilometri.
Sapere, come ha promesso il ministro Passera, che l’autostrada Salerno-Reggio Calabria sarà completata entro il 2013 dopo cinquant’anni, non è aver vinto al Bingo (e poi, completata per i tratti finora finanziati, mancandone quindi ancòra un’ottantina).Le infrastrutture sono per lo sviluppo del Sud il primo comandamento: senza, a nessuno converrà investire perché tutto costerà di più, sarebbe come cominciare una partita di calcio dallo 0-2. E non solo strade o aerei.
Si parla anche di una giustizia civile che non sia lumaca, benché questa sia malattia italiana: se un’azienda deve aspettare dieci anni per una sentenza su un pagamento contestato, o cambia mestiere o se ne va altrove. E così la pubblica amministrazione che rallenta invece di facilitare, un allacciamento alla fogna dopo vent’anni e uno all’acquedotto più o meno lo stesso.
Si può obiettare: ma per questo ci sono i fondi europei. Giusto, ma perché i fondi europei siano efficaci servono due condizioni. Uno, che il progetto sia in buona parte finanziato anche dall’Italia, e sappiamo che, anche se c’è un euro, il impedisce di spendere per non aumentare il debito. Due, che si aggiungano alla spesa normale dello Stato in investimenti: altrimenti, per la Bari-Napoli, nel 2025 taglieremo il nastro ad altri 18 chilometri.
In questo il 2012 è stato un anno guadagnato per il Sud grazie al ministro Barca. Il quale non ha fatto niente di eccezionale, ma ha fatto molto di eccezionale perché nessuno prima ci era riuscito (continuando, occorre ricordarlo, il lavoro iniziale del suo predecessore Fitto, che doveva occuparsene di notte per non farsi vedere da quelli della Lega Nord e dal suo collega Tremonti).
Barca ha ripreso in mano i fondi che se ne stavano tornando in Europa e li ha salvati rifacendo i progetti. In alcuni casi ha fatto aprire i cantieri, impresa in Italia più difficile che Vendola vada a cena con Berlusconi: ci vogliono anni prima che arrivi il via libera dai ministeri e che si esaurisca la penosa litania dei ricorsi e controricorsi delle ditte interessate ai lavori.
Sono stati così rimessi in moto 12 miliardi, non spiccioli. Ma siccome per il Sud non si può mai dire che è fatta, la speranza è che un nuovo governo non scopra di avere bisogno di quei soldi per altre spesucce urgenti (magari al Nord). E la speranza è che certe Regioni del Sud non continuino a decidere di non decidere, sport molto in voga finora.
In questo il 2012 è stato un anno guadagnato per il Sud grazie al ministro Barca. Il quale non ha fatto niente di eccezionale, ma ha fatto molto di eccezionale perché nessuno prima ci era riuscito (continuando, occorre ricordarlo, il lavoro iniziale del suo predecessore Fitto, che doveva occuparsene di notte per non farsi vedere da quelli della Lega Nord e dal suo collega Tremonti).
Barca ha ripreso in mano i fondi che se ne
stavano tornando in Europa e li ha salvati rifacendo i progetti. In alcuni casi
ha fatto aprire i cantieri, impresa in Italia più difficile che Vendola vada a
cena con Berlusconi: ci vogliono anni prima che arrivi il via libera dai
ministeri e che si esaurisca la penosa litania dei ricorsi e controricorsi
delle ditte interessate ai lavori. Sono stati così rimessi in moto 12
miliardi, non spiccioli. Ma siccome per il Sud non si può mai dire che è fatta,
la speranza è che un nuovo governo non scopra di avere bisogno di quei soldi
per altre spesucce urgenti (magari al Nord). E la speranza è che certe Regioni
del Sud non continuino a decidere di non decidere,
sport molto in voga finora.
Infine occorre che le Ferrovie dello Stato, l’Anas, l’Alitalia non mandino al Sud solo vagoni vecchi, non gli lascino le buche nelle strade, non facciano fare scalo a Milano per andare da Bari a Palermo. Insomma che non continuino a trattare il Sud come brutto, sporco e cattivo.
Detto questo, argomento Sud esaurito. Poche righe retoriche nel programma elettorale del centrosinistra, chissà se almeno quelle nei programmi degli altri. Peggio nell’, che parla del Sud non come del terzo d’Italia da portare allo stesso livello di partenza degli altri come sarebbe suo diritto, ma solo per lo dei fondi europei non spesi. Ma come, e il < patto di stabilità > ?
L’ aggiunge, chissà perché, che il Sud non può chiedere allo Stato ciò che lo Stato fa altrove nel Paese (ospedali, asili, scuole), spenda piuttosto i fondi europei. Come dire: siamo tutti Italia, ma la spesa dello Stato considera Italia solo il Nord, il Sud no, il Sud si rivolga all’Europa.
Confermando ciò che si sapeva già dal tempo della Cassa per il Mezzogiorno: fondi spacciati come ma che non si aggiungono alla spesa dello Stato cui la Costituzione dà diritto anche al Sud, fraudolentemente devono sostituirla (sapendo che lo stesso Stato impedisce di spendere anche quelli).
Ma scusi, così non si potrà mai ridurre il divario come solennemente si proclama a ogni festa comandata. O il divario deve essere eterno? Stizzita alzata di spalle. Tantomeno s’azzardano a parlarne i candidati parlamentari del Sud, non vorranno rischiare di non essere più candidati. E meno che mai giornali e tv, tranne di tanto in tanto la frase fatta che il Sud è una risorsa e non un problema, ma pensando esattamente il contrario.
Così il Sud s’accinge ad entrare nel 2013. Nella congiura del silenzio. Anche delle sue colpe. E la lusinghiera etichetta di consueto fastidio nazionale.
Fonte : La Gazzetta del Mezzogiorno del 28 dicembre 2012
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