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sabato 27 ottobre 2012

Il Federalismo del Federale


di Bruno  Pappalardo

Berlusconi  lascia. Come aveva promesso : ” lascerò l’Italia nello stesso stato in cui versano le mie aziende”. Allora gli italiani erano affascinati da questo sfavillante  super-uomo su super-tacchi,  credendolo super-ricco e capace ma anche padrone di una squadra , quella del Milan che si diceva super-stellare. Sembrava per molti un buon auspicio però ignari che egli, sceglieva la politica per salvare le sue aziende nel pieno vigore  di una bufera fallimentare super-ba, ebbene, ha mantenuta la promessa.
Ma di  B., se pur lo vedremo ancora e per poche volte nei banchetti della Camera è ormai lettera morta! La sua storia di super-dominatore  assoluto su ogni cosa, il regnator della seconda repubblica forse finì quando incominciarono a spernacchiarlo nelle assise europee.  Ma è acqua passata se pur dovremo ancora sentirne il leggero sciacquio dei suoi grassatori e ancor vegeti leghisti.
Ma l’Europa, quella Europa irridente, aveva sempre appoggiato ogni iniziativa che orientasse l’Italia a modificare la propria Carta Costituzionale  perché meglio incastrasse il principio di  “federalismo”, già presente ma mai legislativamente strutturato e raggiunto. Dunque, potere assoluto anche alle istituzioni regionali. (legge Cost. 116.3 autonomia differenziata) e tutto era sotto controllo, ossia in pugno e si nominava o si sfasciava chi meglio o peggio serviva. Lo Stato non poteva e non può più intromettersi nella gestione dell’Ente Regione (Titolo V della legge cost. n. 3/2001 dall'art. 119, ed entrato in funzione con Legge 42/2009 entrata in vigore il 21 maggio del 2009) 
Ma, forse è meglio dirla tutta e bene!
Dopo i fatti passati di listini e nomine regionali ad personam, non si poteva reggere all’idea che questo governoSerio&Sobrio non si muovesse per gli assordanti scandali che stanno, ancora, sbigottendo e scombussolando la vita economica e morale degli italiani.
La percezione è questa,… basta con gli Enti Regione!
Hanno, per molti, l’aspetto e la sostanza di una strampalata orchestrina di musici di strada (tanto rispetto per costoro) rabberciati e presi da quell’angolo di un palazzo o dal cantone di quel crocevia. Senza spartito e senza la direzione di un vero maestro – che nulla mai avrebbe ricavato dalla allegra compagnia di menestrelli, ebbene, la gente pare abbia inteso che queste organizzazioni locali regionali siano a delinquere.
Le spese folli, festini e orgiette, Suv neri dovunque, indagati, arrestati perché collusi, corrotti o  corruttori, non poteva che generare negli italiani ribrezzo e insofferenza, confondendo la liceità con l’istituzione delle Regioni.
Lo dico perché non mi giunga la maledizione di credermi anti-federalista ma, a dire il vero, è stata dura! Effettivamente confesso che la mia esemplare convinzione nella nuova Italia federata  ha  avuto degli scossoni tanto grossi da flettere come una vecchia antenna con i suoi alettoni larghi a graticola e anche se non ho mai creduto ad un federalismo fiscale, solidale e sussidiario, ovverosia che la Lombardia aiuta la Calabria perché più povera, ebbene ho sempre vacillato per quel maledetto senso spietato di realismo antro-politico che mi perseguita.
La bella storia di ieri, 25 ottobre, capitata alla bicamerale che boccia il decreto del Governo che tentava di reagire alle vergogne soprattutto  dei Fiorito, Regione Lazio e Lombardia, inserendo il controllo della Corte dei Conti sulle leggi di spese relative ai tagli dei costi della politica (stipendi, vitalizi, fondi ai gruppi consiliari et cetera)  e, come previsto dal testo anche controlli preventivi, ha spaventato i deputati, i loro grassatori, peones,  ir-responsabili, prosseneti, presidenti e presidenti di  Conferenze delle Regioni smunti in volto.
Tutto lascia credere che di  questa bella favola restino solo  l’Orco cattivo e Mangiafuoco e che gli italiani stiano seriamente allontanandosi, perdendo l'interesse dell’idea federale di territori con aree che trattengono nel loro terreo corpo, conflitti e competizione, l’esatto contrario della sussidiarietà. Gli intenti dei costituzionalisti era anche quello di superare e  saldare per sempre il cruento scontro storico ideo-identitario  ed economico tra Nord e Sud che silente ma vivido come carboni ardenti  sotto le cenere, ancora brucia scuotendo il Sud esausto.
Da destra a sinistra la gente sente più accosto la propria municipalità. Ama la figura del Sindaco. E’ quello sul territorio, quello che s’accorge delle urla  dei disperati e l’odore del metano dei yacht di lusso nel porticciolo.
Sarà certo stantio, ottocentesco, pure feudalistico ma questo risorto sentimento, quasi tattile, riporta al centro dell’interesse collettivo, l’individuo e la propria relazione con il luogo, pur quando il mondo va cercando on il lanternino un unico orizzonte.
Parrebbe questa una  paradossale ma tangibile alternativa, anche sotto l’aspetto di un pragmatismo politico e del realismo efficientismo operativo e creativo.
Siamo dunque giunti a rivedere l’istituto del federalismo? O dovrà semplicemente riformarsi e riprogettare se stesso in una nuova visione riformista e valutative delle funzioni per un imperioso fare per l’uomo, il lavoro, l’ambiente e crescita della cultura? Potrebbe il federalismo  risultare una sconfitta per tutti qualora le regioni si allontanassero?
Beh, …c’è da pensarci seriamente!  

Bruno Pappalardo - Partito del Sud  Napoli 

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