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giovedì 9 agosto 2012

Intervista a Marco Esposito...



Intervista di Tonia Ferraro su "il mediano.it" a Marco Esposito a Pietrarsa il 6 Agosto u.s. alla commemorazione dell'eccidio degli operai meridionali avvenuto nel 1863 :

Conclusa la manifestazione, abbiamo incontrato Marco Esposito, giornalista nonché assessore della Giunta De Magistris, per fare il punto della giornata (nella foto con Francesco Menna del Partito del Sud).

«Non credo che siamo venuti qui a raccontarci le stesse cose di ogni anno, perché l’importanza dell’evento, almeno per noi che ci siamo, è chiara. Anzi, dobbiamo ritrovarci in questo luogo per dirci ogni anno una cosa nuova. Negli ultimi tempi, grazie a chi ha seminato prima, sono cambiate alcune cose; certo, non sono ancora cambiati i libri di testo nelle scuole, ma le idee delle persone sì, cominciano a cambiare».

«Ci stiamo rendendo tutti conto che qui c’era la parte produttiva dell’Italia. Negli anni ’30 dell’ottocento, i treni a vapore erano come i computer odierni: il massimo della tecnologia. Nulla di più audace era stato mai inventato: avere la capacità di produrre qui a Pietrarsa i “computer” dell’epoca, voleva dire che si guardava lontano; voleva dire poterli vendere. Nessun governo minimamente razionale avrebbe chiuso la principale azienda del Paese; sarebbe stato logico che avessero annesso il Sud proprio perché c’erano cose che funzionavano: eliminarle del tutto è stato un atto di un insano tale che, poi, alla fine, l’hanno pagata. Avevano reso il Sud una sorta di deserto, e milioni di meridionali presero quei treni per emigrare al nord».

Quali sono le cose nuove? 
«Ormai è noto l’appello fatto a Pino Aprile perché si unisca a noi: è il primo che ha scritto un libro e che è riuscito a sfondare una barriera di marginalità: vendere circa 300mila copie significa che un milione di persone hanno letto quel volume, persone che, leggendo quelle righe, hanno sofferto e hanno cominciato a chiedere di fare qualcosa. Si faranno molti atti simbolici, come quello del gemellaggio, ma devono esserci anche azioni concrete. Nascerà un giornale del Sud, scritto per il Sud e che possa parlare a tutti, a noi stessi e agli altri. La stampa, l’editoria, la televisione è tutta decisa altrove. Ricordo un episodio: quando scrivevo per “Repubblica”, il direttore Ezio Mauro, sollecitato dal capo dell’Economia a seguire il caso dell’eventuale privatizzazione dell’Acquedotto Pugliese, il più grande d’Europa, rispose che erano cose che interessavano solo ai terroni. Il tema non era considerato centrale da un direttore di un giornale nazionale. Dobbiamo, cominciare, perciò, a dare da noi le notizie che ci interessano, di ciò che ci riguarda. Naturalmente, dobbiamo essere uniti».

Qual è stata la risposta di Pino Aprile?

«So che siamo abituati a cose diverse, a chi si arroga il diritto di decidere del nostro futuro. Credo che Pino Aprile sarà con noi se dimostreremo che dietro gli atti simbolici ci sono idee e volontà comune. Se questi progetti continueranno a viaggiare bene, Pino Aprile dirà: “Facciamolo insieme” Il senso è uno: o riusciremo ad essere, ognuno di noi, le gambe di questo grande Mezzogiorno che si mette in cammino, oppure non ci sono speranze».

A chi fa paura il Sud che riprende a camminare?

«Sembra strano, ma la paura ce l’abbiamo noi stessi, come se avessimo perso la capacità di credere nelle nostre possibilità. Perciò, il primo nemico da vincere è la nostra stessa paura. Poi, credo che ci sia un’ampia fetta di opinione pubblica del centro-nord dell’Italia che capirebbe, che appoggerebbe la nostra orgogliosa riscossa. Purtroppo, la parte che ora sta governando, ormai da troppo tempo, il Paese è quella più retriva e chiusa del Nord. Vede il Sud come un nemico e qualunque cosa accada qui viene guardata con sospetto; per cui, quei signori avrebbero paura».

Perché si continua a penalizzare l’economia del Meridione?


«Cerchiamo di dare la spiegazione più semplice: quando c’è una situazione di difficoltà economica, dovendo scegliere tra quali stabilimenti e cantieri tenere aperti, tendono a salvaguardare quelli del Nord. É una reazione di chiusura legata all’idea sbagliata che, amputando una parte del paese, nel nostro caso il Sud, l’Italia vada più veloce. É assurdo, è come se uno sportivo si tagliasse una gamba per essere più leggero e correre più forte. Questo è quello che sta facendo una fetta di nord, sicuramente minoritaria, ma maggioritaria nei governi che si sono succeduti negli ultimi anni».

Ci sono soluzioni prossime?


«Il nostro è un percorso che va fatto. Credo che proprio le fasi di crisi economica aprano spazi che altrimenti non potremmo immaginare, anche politici. Facciamo politica anche quando facciamo azioni di tipo culturale, di interesse collettivo per la città, la Polis. Quello che sta accadendo nel Mezzogiorno è legato soprattutto alla difficoltà economica; se fossimo stati negli anni ’70, in tempi più floridi, non sarebbero venute fuori queste profonde sperequazioni. Adesso che non si può sprecare nulla, adesso che ci stanno spolpando fino all’osso, bisogna reagire, per noi stessi, per i nostri figli; sono situazioni che incidono profondamente sulla vita delle persone e sulle loro prospettive e, giustamente, provocano una reazione. Personalmente, credo che la reazione positiva per noi possa essere anche molto rapida».


Autore: Tonia Ferraro

Fonte : www.ilmediano.it



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