di Andrea Balìa
domenica 5 agosto 2012
Come rovinare un articolo…
di Andrea Balìa
“il Venerdì” è, come in tanti
sanno, un magazine supplemento a “la
Repubblica” del venerdì d’ogni settimana. Bisogna riconoscere, senza farsi fuorviare
da appartenenze e credi politici, che è fatto bene ed è esauriente per i temi
trattati, le rubriche e la buona qualità di chi scrive. Per anni, secondo il pensiero
meridionalista di chi scrive e di tanti come il sottoscritto, ha avuto la
grande pecca d’accogliere settimanalmente gli scritti di quel signore borghese
e intimamente razzista ed antimeridionale (nonostante il suo passato, troppo
strumentalmente usato, di partigiano) che è stato Giorgio Bocca. Ci siamo
subiti rampogne anti Sud, la fiera dei luoghi comuni, ma il tempo è galantuomo
e l’inesorabile incedere del tempo ci ha liberato con la sua non rimpianta
dipartita. Questa settimana nel numero 1272 del 3 Agosto 2012 c’è un’interessante
reportage sul fenomeno tatuaggi, con un articolo di Francesco Merlo dal titolo “Ormai è un altro simbolo della prevalenza
del cafone”. L’analisi non fa una grinza : ormai, ed è purtroppo
tristemente vero, : “ Il buon gusto non
si può imporre per legge…Il tatuaggio nel nostro povero paese ha sostituito l’unghia
lunga del dito mignolo, è uno sbuffo di prosopopea sociale…come la chirurgia
estetica…la perenne abbronzatura…il tatuaggio in Italia ha ovviamente perso tutti
i suoi significati èlitari, satanisti e devoti, esoterici e vezzosi, ed è
diventato il segno definitivo della prevalenza del cafone”. Come non dar
ragione a Merlo, come non condividere se si appartiene a chi ha della decenza,
del senso minimo dei livelli di estetica, del concetto di civiltà non urlata,
ecc… bene e chiari i parametri giusti? Sembrerebbe tutto o.k., ma poi Merlo
cade sulla buccia di banana, ed i danni del battente pensiero di Bocca s’evidenziano
chiari e Merlo dice : “ennesima conferma
di quell’avanzata della linea della palma, di quel Meridione che conquista
tutta la penisola e rende sempre più napoletano il popolo italiano, sempre più
estroverso ed espressionista e dunque anche volgare e tuttavia creativo e
sempre più tatuato!”. E ti pareva. L’assioma napoletano = volgare che
infetta e conquista tutta l’Italia. Roba da matti, come se la volgarità fosse
un appannaggio partenopeo e Merlo dimentica i livelli di raffinatezza
spocchiosa e ostentata d’una brianza berlusconiana, i calciatori di provenienza
d’ogni dove ipertatuati, ecc…
Scriveremo e protesteremo a “lettere
alla redazione” a “il Venerdì” via C.Colombo,90 – 00147 Roma o a segreteria_venerdì@repubblica.it
, e invitiamo a farlo a tutti i napoletani e meridionali che denuncino la
gratuità dell’esempio e dell’offensivo parallelismo che ha il grande difetto
tra l’altro di rovinare un ottimo articolo!
Andrea Balìa
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