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giovedì 8 settembre 2016

"La nuova Costituzione è “anticostituzionale” e sancirà la morte delle autonomie locali e del Sud." interessante articolo di Michele Dell'Edera.



Interessante e valido articolo di Michele Dell'Edera (Partito del Sud - Puglia ed uno dei due Vice Presidenti Nazionali)

Fonte : pagina "Con il Sud si riparte"  Fb


Potevo sintetizzare questa mia riflessione con un semplice e saggio detto: “Senza soldi non si cantano messe”.
In effetti la nuova formulazione dell’articolo 119 della Costituzione (Renzi – Boschi) sancisce che si riservano a leggi dello stato le questioni legate ai tributi, le compartecipazioni, le entrate. Lo Stato quindi interviene e decide da solo  ai fini del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario”.
Sempre nello stesso nuovo articolo 119 si dice: “Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti assicurano il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche attribuite ai Comuni, alle Città metropolitane e alle Regioni.Con legge dello Stato sono definiti indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno che promuovono condizioni di efficienza nell’esercizio delle medesime funzioni”.
Se apparentemente questo articolo indica che le risorse derivanti da entrate territoriali siano (decise e) destinate agli enti locali, si dice anche che con “legge dello Stato” saranno definiti “gli indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno”. Quindi in realtà nessun territorio potrà decidere cosa tassare e come e su cosa in effetti investire per rendere efficienti e strategici i servizi da mettere in campo. In pratica è lo Stato che si arroga ogni decisione in materia. Inoltre, se apparentemente in Costituzione viene riconosciuta alle autonomie locali una capacità impositiva (e poco progettuale) e poi si delega, nella stessa Costituzione, la funzione a una legge dello stato in pratica vorrà dire che quel “diritto” dei territori potrà essere ampliato, ristretto o cancellato a piacimento dei Governi e del Parlamento (Camera dei Deputati ?). Un disastro !
Ora, visto che ci si riempie la bocca del fatto che i “sacri principi costituzionali” (la prima parte della Carta Costituzionale) non vengono toccati, come si concilia un tale restringimento dei poteri delle autonomie locali tutelati, invece, in modo deciso (dai padri costituenti) nell’attuale articolo 5 che resta invariato ?
Articolo 5 – “La Repubblica,  una  e  indivisibile,  riconosce  e  promuove  le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio  decentramento  amministrativo;  adegua  i principi ed i metodi della   sua   legislazione   alle   esigenze   dell’autonomia  e  del decentramento”.
Ecco, mi chiedo a questo punto:  come sarà attuata questa parte dell’articolo 5 ? “attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio  decentramento  amministrativo;  adegua  i principi ed i metodi della   sua   legislazione   alle   esigenze   dell’autonomia  e  del decentramento” .
La riforma Renzi, Boschi, Verdini & soci ci restituisce una Costituzione repubblicana che enuncia dei principi, ma ne attua altri.

Sarà la prima costituzione anticostituzionale al mondo !

Ma se oggi è vero come è vero che lo stato fa fatica a vedere nel Sud e nelle autonomie locali un luogo dal quale far ripartire il Paese, e se oggi si fa fatica ad immaginare uno stato che investa in Calabria ciò che investe in Liguria, in Campania ciò che investe in Veneto, in Puglia ciò che investe in Emilia Romagna (vedi sanità a parità di abitanti), come possiamo pensare che il Sud possa finalmente integrarsi in questo Paese con un Governo e un premier (e non mi riferisco solo a Renzi, ma anche ai suoi successori) che avranno in mano le leve del potere per decidere senza vincoli ?
E cosa potranno opporre parlamentari “nominati” dalle segreterie di Partito a difesa e a sostegno delle loro terre ?
Nulla di nulla !
Se abbiamo ancora un minimo di amor proprio e di amore per questa terra e per questo Paese votiamo NO !
di Michele Dell’Edera

3 commenti:

  1. Il Meridione ha una sola via per un possibile sviluppo, le autonomie locali. Se ciò sarà impedito prima o poi le popolazioni meridionali si ribelleranno contro l'Erdogan di turno.

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  3. Bisogna prestare molta attenzione e non sottovalutare quanto scrive Dell'Edera riguardo alla questione delle autonomie locali nell'ambito della nuova Costituzione.
    Possiamo senz'altro condividere che il Sud non è nelle condizioni di potersi ulteriormente fidare.
    Documenti e statistiche alla mano , dagli anni Novanta in poi con la fine della classe politica della prima Repubblica, il Mezzogiorno è stato totalmente escluso da qualsiasi prospettiva di sviluppo economico per scelte prettamente politiche e ideologiche e, l'annosa e per molti versi fastidiosa, "Questione Meridionale" è stata messa candidamente in soffitta, ritenuta come un problema secondario nell'ambito dello sviluppo sociale, economico e culturale dell'intero Paese.
    I fattori per cui questo si è verificato ci dovrebbero far riflettere anche in relazione a questa nuova fase costituzionale; sono persino tutti facilmente leggibili:
    - innanzitutto una nuova classe dirigente nazionale non all'altezza e del tutto inferiore, a livello politico e culturale, di quella disastrosa che l'aveva preceduta; - la sensazione di fallimento delle politiche di intervento straordinario con l'aggravante delle tante dilapidazioni e appropriazioni indebite delle ingenti somme erogate; - una classe dirigente meridionale scadente e condizionata da mille fattori negativi; - l'affermazione delle teorie sui meridionali incapaci e sul Sud come "palla al piede" dell' Italia con la conseguente convinzione che lo sviluppo possa avvenire senza tener conto delle problematiche delle aree arretrate, lasciate al proprio destino; - la nascita di una "Questione Settentrionale" che ha avuto sfogo con la crescita della Lega Nord, partito di governo che ha voluto ed ottenuto l'ampliamento del divario nord-sud, come mai era accaduto in precedenza.
    Se i fattori sopra descritti sono tuttora persistenti e incidono nelle forze politiche presenti in Parlamento, allora dobbiamo davvero preoccuparci come ci invita a fare Dell'Edera.
    Tra l'altro, ai tanti sostenitori del Sud "palla al piede" bisognerebbe continuamente ricordare che l'intervento straordinario per il Mezzogiorno, frutto di scelte oculate della classe politica del secondo dopoguerra, ha ridotto sensibilmente il divario nord-sud nel ventennio 1950-1970. Poi, con la crisi del settore industriale a metà degli anni Settanta il processo in atto si è bloccato. In ogni caso, la critica di aver speso ingenti risorse economiche per uno sviluppo del Sud mancato è anche da respingere, perché la Cassa del Mezzogiorno ha destinato risorse straordinarie al Sud mentre la spesa ordinaria ivi destinata decresceva di pari passo. Lo studioso Pasquale Saraceno, come ricorda lo storico Giuseppe Galasso, riteneva che in investimenti produttivi era stato destinato solo lo 0,5% del Pil, i soli che potevano generare sviluppo e occupazione.

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