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giovedì 16 ottobre 2014

Fondi UE, il Mezzogiono punito, #Cambioverso ma non sul Sud



da  HUFFINGTON POST - BLOG

di Alessio Postiglione
Giornalista e Politologo

#Cambioverso ma non sul Sud. Graziano Delrio ha infatti confermato che 12 miliardi di Euro che spettavano al Mezzogiorno saranno dirottati altrove, proseguendo sulla rotta della scellerata politica forza-leghista di Berlusconi che tanti denari ha drenato via. Dalle camice verdi c'era da aspettarselo, dal Pd no. Per ora, unica voce democrat autorevole e contraria è quella di Francesco Boccia, che attacca frontalmente il Sotto Segretario e invoca una reazione dei Democrat in difesa delle aeree più svantaggiate del Paese.
'Ridurre il cofinanziamento senza un chiaro orizzonte programmatico significa frenare ulteriormente la propensione agli investimenti. Lo sanno tutti che la ratio degli investimenti comunitari è stimolare gli investimenti privati, far aumentare l'output, in questo caso il Pil anche su scala locale, e l'occupazione. Tutte vere e proprie emergenze del Mezzogiorno che non si curano certo tagliando il cofinanziamento.
Ma cosa ha in mente Delrio? L'idea è ridurre il cofinanziamento nazionale per i progetti realizzati con i fondi europei, portandolo dal 50% al 25%. Solo per il Sud, ovviamente, perché per le regioni centro-settentrionali, il governo continua a cofinanziare al 50%. Una riduzione che comporterà un taglio di spesa pubblica pari a 12 miliardi e 805 milioni.
Perché questa scelta? Delrio parla del rischio che le regioni meridionali non spendano in tempo i fondi, e dunque una metà di risorse viene scorporata per confluire in una "programmazione parallela" che verrà spesa in un secondo tempo. Si tratta di unescamotage utilizzato già dal Ministro Barca per evitare che i fondi UE non spesi tornassero a Bruxelles. Ma con una differenza sostanziale. Barca utilizzò quel sistema perché ci trovavamo alla fine del ciclo di programmazione e il Sud era effettivamente in ritardo sulla spesa. Questa volta lo scorporo è preventivo e avviene all'inizio della programmazione 2014/2020.
Il dato dunque è che in un momento di drammatica crisi sociale, in cui sono necessarie politiche di spesa anti-cicliche, il governo riduce il suo impegno a Sud, per fra quadrare i conti. Prevenire è meglio che curare, potrebbe suggerire chi è assolutamente persuaso, non a torto, dell'incapacità del Mezzogiorno di governare in modo decoroso la spesa pubblica. Ma allora a cosa serve l'Agenzia della coesione? A dar da lavorare a Roma ai professionisti della rendicontazione?
Il governo ha stabilito che la nuova Agenzia abbia anche poteri sostitutivi rispetto alle Regioni inadempienti; meglio sarebbe, quindi, non scippare fondi al Mezzogiorno, ma assicurarsi che l'Agenzia vigilasse sulla qualità e quantità della spesa pubblica al Sud, pronti a sostituirsi ai governatori che spendono male. Delrio, d'altronde, fa sapere che la programmazione parallela tornerà al Mezzogiorno. Ma quali garanzie hanno i governatori del Sud che questo avvenga? Giova ricordare che in passato è già successo che fondi spettanti al Sud fossero spesi al Nord.
Il dato politicamente rilevante è che, con questo scorporo, il governo fa quadrare i conti: a spese del Sud, e senza certezza che ci sia un ritorno del finanziamento. La mia opinione, allora, è che si è imposta una visione "punitiva" nei riguardi del Mezzogiorno. Con accuse, non prive di fondamento, cerca l'inettitudine di una classe dirigente locale incapace di spendere bene i fondi, senza sprecarli nei mille rivoli della spesa clientelare.
Una mezza verità, dato che non si può dimenticare che le difficoltà di spesa delle Regioni meridionali sono anche legate a condizioni croniche di dissesto che impedivano e impediscono di spendere senza violare il Patto di stabilità. Dissesti a loro volta prodotti sicuramente dalla mala-gestione, ma anche dai deficit delle Sanità regionali, implose per gli alti indici di deprivazione socioeconomica, e dunque per le tante costose malattie che piagano le Regioni meridionali, alle quali, in questi anni, sono andati meno soldi che al Nord.
D'altronde, pur ammettendo per ipotesi che il Mezzogiorno andasse punito come uno scolaretto cattivo, nella Costituzione non esiste il principio punitivo, bensì esistono principi perequativi che imporrebbero investimenti pubblici ancora maggiori in quelle regioni in ritardo di sviluppo.
Il Sud, alla fine, è vittima di quella stessa logica per la quale la Germania e i Paesi con i bilanci in regola vogliono penalizzare quelle nazioni prodighe, che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità, e trasformato i diritti dello Stato sociale in privilegi assistenziali, come sostengono i corifei dell'austerità. 
Il parallelo con la dimensione europea è così forte che, anni fa, Paul Krugman parlò dimezzogiornizzazione dell'Europa, con riferimento ai paesi periferici dell'area Euro, Italia in testa. Nonostante i più brillanti economisti, sia a livello nazionale che europeo, spingano sulla necessità di un cambio di paradigma che porti all'abbandono del taglio della spesa, per un aumento degli investimenti con finalità anti recessive, com'è possibile che i governi, anche di sinistra, insistano in queste scellerate politiche?

Dall'inizio della crisi, inoltre, il debito pubblico italiano è aumentato, non diminuito: mentre il Paese è diventato più povero, aumentava la pressione fiscale e si riducevano i servizi. Allo stesso modo, in questi anni, il divario Nord-Sud si è ampliato. Nonostante queste politiche stiano seminando la catastrofe sociale, allora, si impongono perché sono semplificatorie e vincenti dal punto di vista comunicativo.
Una politica espansiva per l'Italia e per il Sud abbisognerebbe di complicati acronimi e cervellotici ragionamenti sulla crisi, fra "bracci preventivi", Outright Monetary Transactions, mutualizzazione del debito e così via. La retorica opposta è più semplice: il debito è alto, soldi non ce ne sono, magari i governatori sono corrotti, si deve tagliare, punto. Ma le vie più semplici, in politica, non sono quasi mai le migliori.

Alessio Postiglione
Fonte : Huffington Post

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