domenica 27 luglio 2014
A Bethlehem....
di Bruno Pappalardo
A Bethlehem ho visto un uomo che passava davanti al sole.
Il fumo alto e nero dell’ultimo missile rafforza la sagoma ritorto.
Il dintorno è diventato di un bel tono di color tortora che s’espande. E’ per via dell’allumino e del magnesio ed il marrone per il dinitrobutano quando colpisce le visceri di un bambino
A Bethlehem ho visto un bel carretto rosso che girava da solo , col ciuco grigio e che sobbalzava su ogni fosso lasciati dagl’ultimi missili, ma arrendendosi ai sobbalzi dei vuoti per cui, il suo carico umano ammassato, l’uno su l’altro, subiva, soccombendo ritmici saltelli, senza curarsi della testa di un vecchio rimasta fuori come quella di un pupazzo, passante da sotto la sponda del trabiccolo , …come danzavano bene e all’ unisono quei morti .
Svelto aveva preso un verso. Forse sentiva l’odore dell’altro sangue.
Passava un uomo curvo come dovesse schivare schegge di piombo abbracciando un bimbo con le braccia sobbalzanti come il carretto.
A Bethlehem è così quando smettono i fragori rossi.
Tutto si colora di certi azzurri di cui, non so come dire, cupi e solidi. Tutto si muove concorde, omofone. L’Arte è così!
L’aria è ferma è come quella dei funghi alti e dritti espulsi dalle torri dell’ILVA, la stessa dei bassi nelle stregnatoje di Napoli, popolate da abiti con bottoni di madreperla e osso e certe trine terree.
E’ come quella dei deambuli dei conventi alti solo nei camminamenti interni
Gaza non è stata mai così bella!
Quattro corpi come statue come “prigioni” di se stessi, sono dritte davanti alla fiamma di un autobus colpito,…guardano, la donna ha il braccio steso reggente una scarpetta, …si trova di tutto in quella ferraglia cocente. Ecco sono quelle dell’Eretteo.
Le vecchie case basse, quando cade una bomba, si illuminano dal basso verso lato e l’effetto è sicuro. Son belle e ricorda Ravello by night.
La guerra pennella il dolore!
Quale colore? La morte giunge con la sua tavolozza col vermiglio acceso che col blu cobalto e si fonda come l’ Agnanico scuro scuro estremo come certe camicie nere – non si riesce a comprendere quanti infiniti neri esistono in natura - e dove non passa alcuna luce.
L’Agnanico macchia e lascia sempre, per sempre, l’odore acre e le stille dimenticate da tutte le bibbie e da tutti i corani, di giovane sangue.
Quale Dio potrà consentire questi colori?
Chi osservava i 1000 corpi, avendone il potere, di non tergere quella tavolozza. Gli uomini? Quali?
Quelli che dicono “ i disegni del divino sono imperscrutabili, …solo Lui ci sa il perché” Sono i colpevoli.
Chi osa toccare la vita, chi osa toccare un bambino con gli occhi neri come un lago è già all’inferno.
Bruno Pappalardo
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