mercoledì 25 settembre 2013
La grande bufala dell'italianità e della "svendita" di Telecom in un paese in declino
La notizia del passaggio di Telecom Italia alla spagnola Telefonica, che in realtà fin dal 2007 era diventato il principale azionista di TELCO che costituisce ancora oggi la cassaforte che controlla il gruppo telefonico, ha scatenato la solita ipocrisia all'italiana.
Chi parla di "svendita" dei pezzi migliori, chi parla di un segnale del declino italiano (e se ne accorgono solo ora?), chi fa finta di non sapere e rimanere sbalordito....tutto l'ignobile teatrino della politica italiota che da destra a sinistra cerca di strumentalizzare l'affare ma ha avuto le sue gravi responsabilità nel declino di un'azienda, un'azienda che era sana e macinava utili (li fa ancora oggi anche se di meno di prima...tutta un'altra storia rispetto al caso Alitalia che spesso viene impropriamente accostato) e che in 20 anni è stata spolpata da una privatizzazione mal riuscita e da gestioni indecenti, più attente ai ritorni finanziari di breve, che ad un progetto industriale di medio-lungo termine.
E così davvero Telecom Italia è diventata il simbolo di un paese oramai in declino, un paese dove manca una visione di futuro e si continua a perdere tempo in discussioni sterili come le faccende private o i processi di un faccendiere milanese, evasore fiscale e puttaniere conclamato che continua ad essere difeso da uno stuolo di irriducibili lacchè al nord come al sud (tra questi anche alcuni ignobili pseudo-meridionalisti...), spariranno tutti o quasi tutti quando uscirà dalla scena del potere, un pò come è successo con Craxi seguendo il solito stantio copione italico.
Ma in tutte queste dichiarazioni che rimbalzano freneticamente da destra a sinistra, in questi ultimi 20 anni chi ci ha ricordato che Telecom alla fine degli anni '90 aveva ca. 120.000 dipendenti come gruppo e di cui ca. 80.000 la sola capogruppo e poteva comprare Telefonica o fondersi con DT, oggi si sono ridotti a ca. 70.000 come gruppo e ca. 55.000 la capogruppo? Chi ha ricordato in questi anni l'OPA dei "capitani coraggiosi", incoraggiati dal D'Alema nazionale all'epoca del governo di centro-sinistra, con il debito contratto con le banche per acquistare scaricato sull'azienda acquistata (il cosidetto "leverage buy-out" che poteva e doveva essere vietato se davvero si credeva ad un'azienda strategica per il paese)?
Chi ha sottolineato infine la nefasta gestione di Tronchetti Provera, con l'appoggio del governo di centro-destra in un tacito patto di non belligeranza tra TLC e TV, che ha finito di spolpare, anche come capitale immobiliare, l'azienda? Pochi...pochissimi...alcune cose è vero che le ha dette in passato Beppe Grillo, ma non mi pare che il M5S stia facendo granché in Parlamento per indirizzare le questioni strategiche per il futuro tranne proteste simboliche e discussioni inutili anche per loro su presunti "traditori" interni.
Insomma il capitalismo in salsa italian-padana, quello dei capitalisti senza capitali e senza progetti, è fallito da un pezzo ed il compito del governo dovrebbe essere da un lato salvaguardare l'occupazione e dall'altro non rinunciare a politiche di sviluppo e controllo su asset strategici come sicuramente è la rete d'accesso a banda larga e/o in fibra. Ci riuscirà il governo Letta che dice "vigileremo"? Onestamente ho i miei dubbi e l'unica cosa possibile è costruire l'alternativa meridionalista con una visione di futuro che partendo da Sud rivolti questo paese marcio e corrotto, parafrasando recenti dichiarazioni del sindaco Emiliano, visto che da Nord arrivano spesso disastri gestionali e corruttele, stavolta ripartiamo da Sud.
PRESIDENZA POLITICA NAZIONALE PARTITO DEL SUD
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