...per il recupero della memoria storica, per la difesa, il riscatto ed il futuro del popolo meridionale, per una vera rappresentatività politica del Sud...

domenica 5 maggio 2013

Relazione di Andrea Balìa al Congresso Nazionale del 27/04/2013 a Roma...


Alcuni iscritti, assenti al Congresso Nazionale tenutosi il 27/04/2013 a Roma, e altri presenti ma che non sono riusciti per problemi audio o d'altro genere ad ascoltare la relazione dell'ex co/segretario (e attuale Vice Presidente) Andrea Balìa, ci hanno chiesto di pubblicarla. 
Cosa che facciamo aderendo alle richieste pervenuteci :

Relazione di Andrea Balìa al Congresso Nazionale 2013 del Partito del Sud

Il PdSUD fu fondato a Gaeta, a livello locale, nel 2001 da Antonio Ciano. Nel 2007 fu dichiarata la sua vocazione ad esprimersi a livello nazionale sotto la presidenza sempre di Ciano con l’aiuto organizzativo di Enzo Riccio e Natale Cuccurese. Nel 2009 fu attuata una strutturazione, anche in termini di statuto, più precisa ed organica e subentrò il sottoscritto ad infoltire la pattuglia dei supporters del presidente. Nel 2010 ci fu la grande novità dell’avvento di Beppe De Santis come presidente, e al di là di meriti o demeriti, ci fu una connotazione più politica, con Ciano assunto al ruolo di Presidente Onorario. All’ultimo Congresso del 2011 a Napoli fu evidenziato a De Santis la sua difficoltà, vuoi per vicende personali e/o lavorative, a gestire il partito nella sua crescita quotidiana. Su sua proposta fu adottata e votata la formula dei 3 segretari, lui con più competenza in Sicilia, il sottoscritto al CentroSud, e Natale Cuccurese per il Centro Nord, sempre col prezioso supporto organizzativo di Enzo Riccio. Dopo alcuni mesi, persistendo le problematiche (anche caratteriali) di De Santis ci fu la sua fuoriuscita, in parte pilotata e in parte con lui concordata, lasciando l’impegno della presidenza/segreteria agli altri due segretari, ovvero Balìa e Cuccurese, e sempre Riccio alla segreteria organizzativa, con l’aggiunta di Giovanni Cutolo nel direttivo per le sue competenze specifiche culturali e territoriali nel Nord e all’estero. Il tutto è proseguito in questi termini fino ad oggi. Il partito s’è andato radicando in 12 regioni italiane, annoverando nel suo piccolo 1 assessore al bilancio a Gambellara (Vc), e 3 consiglieri comunali, 1 a Formia e 2 in comuni della Calabria. Il partito è ad oggi di sicuro il movimento politico più strutturato fra quelli meridionalisti e con vocazione e un po’ d’esperienza accumulata nel versante politico, oltre ad aver sviluppato rapporti, conoscenze e riconoscibilità tra e con altre forse politiche istituzionali e suoi esponenti. Diverse esperienze in competizioni elettorali, tra cui la più significativa a Napoli nella coalizione per l’elezione di de Magistris a sindaco. Il tempo ristretto (soli 16 giorni) non ci ha permesso per soli circa 300 voti d’avere un nostro consigliere comunale. Il dialogo ed il confronto politico con de Magistris è continuato, e se pur il partito non possa vantare chissà quali cariche o altro l’attenzione è rimasta costante, attenta e rispettosa nei nostri confronti. Una serie di nostri progetti d’alto profilo sono stati condivisi dal Sindaco e sono in progress. Inoltre poi, come tutti credo ormai sanno, il sottoscritto da pochi giorni è stato nominato direttamente dal Sindaco Luigi de Magistris come suo delegato nella Commissione Toponomastica del Comune di Napoli con probabili funzioni di Presidente in sua vece e per sua volontà che ha voluto esternarmi. Incarico, pur se gratuito, ritenuto di prestigio e da molti ambito. Io sono, come gli altri miei amici del direttivo innanzitutto per atto dovuto, dimissionario dal mio ruolo di co/segretario, e non mi riproporrò per incompatibilità con il regolamento della Commissione Toponomastica per l’incarico che vado ad assumere.
La Campania dal 2009 al 2012 è la regione, per il nostro partito, che ha avuto la crescita maggiore, anche in termini d’iscritti. Ma la crescita comporta anche problemi, e abbiamo dovuto subire un’inevitabile scissione capitanata più da mire di arrivismo e d’impadronirsi del comando del partito che da reali problemi, con pretestuose accuse di mancanza di democrazia. Tutto è perfettibile, ma di sicuro e in piena coscienza e autocritica non crediamo fosse quella la vera motivazione del dissenso, ma solo uno strumentale pretesto.
Il terreno dove, oggi più che mai, immaginiamo il PdSUD debba muoversi è quello del meridionalismo, alla ricerca e riproposizione degli insegnamenti di quelli che consideriamo i maestri, i capisaldi, come Antonio Gramsci, Guido Dorso, Gaetano Salvemini, che crearono le basi del pensiero per un riscatto del Sud, mai risollevatosi dai danni d’un unità mal fatta, costruita peggio, e raccontata male se non quasi del tutto occultata nei suoi tragici eventi. Non antiunitaristi, perché non è lo spirito d’unità ad essere contestato, ma la maniera errata, truffaldina e vessatoria ad essere il pomo della discordia. Ma i nostri maestri non lo fecero abbandonando gli ideali di solidarietà, giustizia, equità sociale che distinguevano il loro percorso e la loro storia politica. Ideali del resto connaturati nella tradizione, il pensiero, l’humus, i costumi del popolo meridionale. Furono dei precursori, figli d’una sinistra e d’un liberalismo evoluto che li hanno dimenticati, e a tutt’oggi fanno fatica a leggere e riproporre la questione meridionale, e confondono le giuste rivendicazioni meridionali con nostalgie e posizioni reazionarie d’un movimentismo un po’ cialtrone e non ben definito. Il Partito del Sud deve dare un contributo di chiarezza in una situazione diventata sempre più confusa, in ritardo silente e di errata interpretazione di gran parte della sinistra e in una ancor più colpevole posizione filo leghista e anti meridionale di una destra non liberale ma sfrenatamente afflitta da iper liberismo selvaggio. Come si diceva, in un affollarsi di anime in cerca di richieste fra le più disparate : indipendenze urlate e velleitarie, autonomie, macroregioni, Sud con la Sicilia e Sud senza la Sicilia, nostalgie monarchiche e anacronistici legittimismi, destre camuffate in un meridionalismo a far da facciata, ecc… fino in maniera autolesionista col tacciare per alcuni il meridionalismo dei suddetti maestri come il colpevole dei ritardi sociali del meridione, confondendo colpe e ragioni come in un giallo dall’esito imprevisto. Pochi ma altri maestri o quantomeno figure degne di note, a distanza di anni, hanno gridato le ragioni del Sud o illustrato le cause del suo ritardo e invocato il suo riscatto. Chi come il nostro Presidente Onorario Antonio Ciano con le sue ricerche e scritti, chi con analisi stringenti e crude come l’uomo di Siderno in Calabria, ovvero Nicola Zitara, o come Gigi Di Fiore con i suoi libri di fedele ricostruzione storica, o ancora come Pino Aprile in questi ultimi anni col suo libro da vendite da primato, ovvero “Terroni”. Ma c’è bisogno di studiare (ancora troppi improvvisati, con al massimo mezzo libro come bagaglio culturale, più un po’ di frequentazioni in rete e la ricetta magica in tasca e la critica facile), riflettere, analizzare e far politica sul serio. Basta con i tanti urlatori da strapazzo, con gente che, tra la buona e/o cattiva fede, produce solo confusione fine a sè stessa. Va recuperato, pur nella sana dialettica democratica, lo spirito di militanza fatta d’orgoglio, rispetto e senso d’appartenenza alla forza politica cui si è aderito, e all’attuazione della linea politica individuata. Dovremo, necessariamente, selezionare i nostri iscritti e gli eventuali partners di percorso, tenendo fuori i “doppiogiochisti” quelli che viziati da loro cattive esperienze giovanili politiche perseguono il “correntismo” interno nella slealtà, o perché affetti da carrierismo politico, o ancor più squallidamente  mossi da convenienze personali, lavorative e non. Non siamo isolazionisti come qualcuno vuol far credere, ma abbiamo in tanti anni fatti le nostre esperienze, e “governissimi” del Sud frutti d’ammucchiate con forti contrapposizioni ed obiettivi diversi non ci interessano più. Collaborazione massima con altre associazioni e movimenti con assonanze al nostro credo questo invece certamente. Dovremo produrre contributi culturali e politici in idee, scritti, analisi, proposte, eventi e quant’altro nell’interesse della crescita del partito per il riscatto, la verità storica, il riappropriarsi e diffondere il senso d’appartenenza, e di una nuova propositività per le terre e i popoli del Sud dell’Italia, e in senso più ampio e sinergico, per l’idea di Sud del mondo, di tutti i Sud, intesi come territori ridotti o assimilabili al nostro come condizioni e/o storie paritetiche. Il nostro percorso ha riferimenti nel pensiero laico, progressista, antifascista,  pur nel rispetto delle identità intese come radici fondanti, e nei valori d’umanità, solidarietà, uguaglianza, tolleranza, inclusione del miglior socialismo coniugato con gli spunti più illuminati del liberalismo aperto e democratico. Secondo le analisi e gli auspici di progetto politico del maestro Nicola Zitara. Non ne condividiamo le prime ipotesi teorizzanti un separatismo condizionato da pur comprensibili sentimenti di reazione, rivalsa. Ma sposiamo appieno invece le riflessioni mature dell’ultimo periodo della sua vita, aperte a sponde, verifiche e sinergie con soggetti e forze politiche vicine a noi nella gran parte dei valori e attente a maturare una seria analisi sulle ragioni del meridionalismo. In questo solco la segreteria politica del partito s’è mossa nell’incarico ricoperto dal congresso precedente ad oggi. Risultati incoraggianti sulla visibilità ed il dialogo, pur se, ovviamente, non ancora del tutto soddisfacenti e appaganti. Comunque un salto di qualità che pone oggi il Partito del Sud (da solo rispetto all’intero movimentismo meridionalista) come unico soggetto politico nel nostro ambito con un minimo di riconoscibilità e contrattualità, e l’unico non appiattito in stanche posizioni nostalgiche se non addirittura reazionarie. Il Partito, pur dovendo crescere come soggetto autonomo, deve ottimizzare la sua presenza nello scenario politico verificando possibilità di alleanze o di presenza in coalizioni sempre nell’area riformista e progressista, la cui opportunità e valenza sarà compito precipuo del Segretario eletto e della Segreteria Politica, che faranno partecipi delle eventualità il Consiglio Direttivo Nazionale. Quest’ultimo avrà, a scalare, il compito informativo e di condivisione con gli iscritti dei vari territori.
Il Partito del Sud deve crescere  in iscritti, comunicazione e peso politico. E qui il compito spetta, come assunzione di responsabilità personale d’ognuno di noi, proprio agli iscritti attuali. Siamo, e dovremo essere sempre di più, dei combattenti (pur se non armati) sul fronte dell’impegno quotidiano di proselitismo. Essere iscritti al PdSUD non è avere una bella tessera in tasca e sentirsi solo gratificati dal pur onorevole senso d’appartenenza ad una formazione politica che difende la tua terra. Serve altro. Serve di più. Serve l’impegno a diffondere il verbo e reclutare giorno dopo giorno nuovi iscritti, per radicarsi sempre meglio, diffondersi sempre più. Non servono le facili critiche del “si potrebbe, dovreste…” scritte da dietro un computer. Serve migliorare e definire meglio lo statuto, serve un urgente restyling del nostro simbolo. Il giglio è la nostra storia, ma evoca un messaggio equivoco e ci appiattisce su di un borbonismo che ci fa assimilare a movimenti e riferimenti  con i quali abbiamo da tempo preso le distanze. Rispettare una casa reale che ha coinciso, con propri meriti, con periodi storici di ottime condizioni anche di autonomia del Sud, non ci fa in automatico dei borbonici o monarchici. Il giglio trasmette questo, e non è giusto per la storia e il percorso evolutivo di questo partito, e per il sacrificio di chi ne ha garantito la nascita, la crescita, la vita. Serve migliorare la comunicazione, che sia sempre più attuale, battente, efficace con gli strumenti della rete ed altro in cui alcuni di noi sono degli ottimi esperti. Serve sollecitare e coinvolgere le istituzioni, il mondo del commercio e dell’industria e i suoi attori, senza che questo significhi svendersi a posizioni, pensieri, linee politiche compiacenti un mondo che spesso, pur se non sempre, tende ad adagiarsi nell’ambito liberista se non destrorso e reazionario. D’imprenditoria illuminata, attenta al sociale e alle terre dove è nata e/o opera è pieno il mondo. Va unicamente individuata, stanata e coinvolta con un messaggio chiaro. Serve impegnarsi nelle battaglie per la legalità. Contro la criminalità e le masso mafie, sempre, senza abbassare la guardia, sostenendo l’attività di magistrati coraggiosi e di tutte le forze a questo dedite. Serve difendere il senso dei valori dei beni comuni, come l’acqua, l’aria, ecc… E qui s’innesca un ulteriore battaglia : ecologica, ambientale di territorio. L’anima progressista del PdSUD va coniugata essenzialmente in 3 voci : identità, legalità, ambiente. Quest’ultima è diventata ugualmente importante : possiamo fare tutte le battaglie che vogliamo ma se il Sud come territorio è massacrato dal degrado ambientale, rifiuti tossici e tutto quello che ne consegue è come voler mettere su uno spettacolo mentre il teatro se ne cade. Di qui la nostra vicinanza ai Verdi che hanno dimostrato sempre cordialità e attenzione ai nostri temi, ed apprezzato e riconosciuto la nostra partecipazione e attenzione alle loro battaglie. Il Partito del Sud deve organizzare e dar vita da subito a dipartimenti, distretti o commissioni che dir si voglia realmente operative, con un responsabile e gruppi di lavoro, sempre di nostri iscritti, cui aderire per competenze ed interesse tipo : gruppo internet e comunicazione, commercio e industria, scuola e lavoro, cultura, turismo, prodotti e artigianato del Sud, ecc…  Non in un numero spropositato che renda difficile seguirle, ma in numero equo e mirato. Da tali commissioni avverrà, naturalmente, la selezione delle nuove classi dirigenti da proporre negli organismi e nelle istituzioni interne e/o pubbliche.
A livello organizzativo interno il PdSUD deve strutturarsi con un organismo intermedio rappresentativo (nei numeri e nei modi da stabilire) che soddisfi le voci territoriali e regionali costituendo un Consiglio Direttivo Nazionale degno di questa definizione, con la funzione di vero quadro intermedio tra la segreteria politica e la base. Quello che è stato fino ad oggi denominato Consiglio Direttivo Nazionale ( in un numero invariato di 5) deve altresì assumere una rappresentatività più ampia ed il Segretario/Presidente deve fuor di dubbio essere uno ed eletto e condiviso da l’assemblea tutta a maggioranza.  La Presidenza Onoraria puo’ essere confermata se condivisa come ruolo sia dall’assemblea che dal nominato.
La linea politica del Segretario eletto va verbalizzata, condivisa e sostenuta  e resta in essere (tranne eventi eccezionali) senza indugi, continue e spesso destabilizzanti iniziative singole (fatta salva l’ovvia dialettica democratica) sino al successivo congresso nazionale sempre con scadenza biennale. Il riferimento prossimo e immediato per richieste e chiarimenti per ogni singolo iscritto resta il Responsabile di sezione, poi quello Regionale, e a scalare il Consiglio Direttivo Nazionale e infine la Segreteria Politica. Il tutto per garantire la partecipazione diffusa e l’efficienza organizzativa.

Andrea Balìa

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