di Andrea Balìa
2) Il cosiddetto costo della casta non viene sostanzialmente intaccato, se non in qualche vitalizio comunque non incidente in maniera significativa. E’ qui c’è il primo elemento d’ipocrisia : il ritenere a parole l’argomento degno di intervento, e poi, giusto per – come si dice – “far vedere”, dare un solo e molto piccolo segnale;
3) Il non intervenire in modo efficace rispetto all’evasione fiscale ( a livello di record mondiali), se non con la tracciabilità oltre i 1000 euro; secondo segnale ipocrita di chi sa che il problema esiste ed è grande, ma con questo lieve segnale vuol dimostrare che sa ma allo stesso tempo non mette in atto veri e forti strumenti risolutivi;
4) l’iniquità di far cassa sul reintegro dell’ ICI a cui è stato cambiato il nome, caricandone l’entità; e qui un’osservazione degli amici della nostra sezione di Caserta ci appare puntuale : per quale ragione, e con quale equanime criterio, chi paga un mutuo e non è ancora proprietario fino a quando (e talvolta può anche non andare a compimento) non salderà tutto, deve pagare come chi la casa ormai ce l’ha ed è a tutti gli effetti proprietario?
5) gli interventi sulle pensioni, pur volendo comprendere un riallineamento agli standard europei, sono drastici, accelerati nella tempistica, colpiscono chi ha iniziato a lavorare presto e mettono in un reale oltre che psicologico avvilimento chi è precario, ha perso il lavoro e vede allontanarsi ulteriormente l’obiettivo pensionistico; che la ministra si commuova nel esplicitare la riforma sottolinea, ancora una volta, l’aspetto ipocrita insito nella stangata.
6) intervenire sui capitali scudati, graziosamente fatti rientrare a costi ridicoli e nell’anonimato dal Cavaliere, sarebbe stato sacrosanto e molto risolutivo, ma chiedere un contributo del 1,5% è davvero irritante e sembra, sempre ipocritamente, voler dire : “ va bene, lo sappiamo, non possiamo far finta di niente, e giusto perché sembrerebbe improponibile, dateci una cosuccia”.
7) e i giovani, la crescita, il Sud?
“Ancora una volta, in pochi mesi, si scarica la crisi sui redditi da lavoro, i pensionati, gli enti locali: quello del governo Monti è un provvedimento che preoccupa e che va contestato. Da amministratore della più importante città del Sud sono profondamente allarmato perchè dopo 2,5 miliardi di tagli, ecco che si impone un’ulteriore scure. Cifre da capogiro per cui gli enti locali non potranno garantire ai cittadini i servizi necessari, dunque non ci sarà rispetto dei loro diritti. La strada da intraprendere era un’altra: tassazione delle vere grandi rendite e dei capitali scudati, lotta drastica all’evasione fiscale, diminuzione delle spese militari. Si è scelto invece di continuare a gravare sulle fasce sociali deboli e sugli enti locali, quest’ultimi considerati come una sorta di ammortizzatore sociale del Paese, oltre ad essere trasformati in uno strumento di copertura per responsabilità politiche che sono principalmente nazionali. Come sindaco di Napoli farò la mia parte, nelle sedi istituzionali e in caso anche nelle piazze, per contrastare una manovra iniqua e ingiusta”. Lo afferma in una nota il sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
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