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mercoledì 14 dicembre 2011

Il solito pezzo "sputaveleno" di De Marco ed il nostro commento



l'articolo di Marco De Marco sul Corriere del Mezzogiorno:

Caro Bennato, Ninco Nanco non è il Che Guevara


Scritto da: Marco Demarco alle 10:25 del 14/12/2011



Perché uno di quelli che mai avrebbe voluto morire democristiano ora diventa neoborbonico? Perché tanta nostalgia per i briganti, i re Bomba, e l'Italia pre-unitaria? Perché abbandonare Antonio Gramsci per Ninco Nanco (leggi il testo della canzone ), che quando ammazzava un piemontese gli strappava il cuore per addentarlo? Consiglio a Eugenio Bennato, ultimo dei neoborbonici, di lasciar perdere per un po' pizziche e tarante e di andare al cinema a vedere "Midnight in Paris", il film di Woody Allen, forse il migliore antidoto attualmente in circolazione contro quella strana malattia che spesso prende artisti e intellettuali: la nostalgia. Sarebbe bello, racconta Allen, tornare ai tempi di Picasso e Gertrude Stein, di Monet e Toulouse Lautrec, ma per una notte, non per la vita. Senza contare che tra Picasso e Ninco Nanco c'è una bella differenza: il primo ammazzava stereotipi e luoghi comuni, il secondo uomini e donne in carne o ossa. So bene che molti considerano i briganti dei resistenti anticipati. Ma così non è. I resistenti veri, quelli antinazisti e antifascisti, non c'erano prima di Hitler e Mussolini, mentre i briganti, prima dei piemontesi, c'erano eccome. E mai, dico mai, un brigante ha posto al centro della sua azione la questione sociale, il riscatto dei poveri o l'assegnazione delle terre ai contadini. Il che, caro Bennato, non consente alcun suggestivo accostamento neanche tra Ninco Nanco e Che Guevara. Su questi temi, sui briganti e sull'ondata neoromantica che vorrebbe restituirceli tutti come eroi e patrioti, consiglio, ancora, la lettura dell'ultimo libro di Salvatore Lupo, "L'unificazione italiana", Donzelli editore. Premesso che Lupo non è uno sdolcinato risorgimentalista, cito da pagina 127: "Né i protagonisti né gli storici riportano casi in cui in concreto le reazioni filo-borboniche e le bande abbiano promosso, anche soltanto a titolo dimostrativo o propagandistico, azioni contro le usurpazioni o gli usurpatori, per i diritti delle comunità o per la quotizzazione delle terre pubbliche". Aggiungo, caro Bennato, che nell'autobiografia di Crocco, capobanda di Ninco Nanco, la questione demaniale non viene mai citata.


Fonte : http://vedinapoli.corrieredelmezzogiorno.corriere.it



il nostro commento, inviato, e pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno :


14/12/2011


Egregio De Marco, ci risiamo...a Lei proprio non va giù ed al solito da l'ennesima riprova di pressapochismo. Tutti quelli che parlano del Sud prima dell'unità per Lei sono classificabili come neoborbonici. Glielo spiegammo già, ma niente da fare, "il miglior sordo è quello che non vuol sentire". E' solo amore per la verità storica, e del resto lo disse proprio Gramsci che Lei cita a sproposito con una sua celebre frase sui briganti. Ma niente da fare, gli sport che predilige, quasi quotidianamente sono 2 : rompere le scatole a de Magistris e mettere sotto il nome "neoborbonici" tutti quelli che raccontano del Sud preunitario. Che poi i briganti non si siano mai battuti per difendere terre e contadini è davvero una sua singolare opinione, che proprio il sottoscritto, discendente da parte di madre di Carmine Crocco (forse il più famoso brigante)non le lascia passare per notizie da fonti familiari certamente più attendibili delle sue.


Andrea Balìa co/Segretario Nazionale del Partito del Sud


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