Tutti noi sappiamo che al Sud c’è molto sole e quindi, istintivamente, ho scritto che i nostri ideali sono protetti dalla tranquillizzante ombra di un partito politico nel quale ci riconosciamo. Un partito che fonda le sue ragioni, le sue rivendicazioni e i suoi programmi in quel nostro magnifico Sud così spesso inondato e scaldato da quel sole che sta alimentando e facendo crescere quel Fuoco del Sud raccontato da Lino Patruno.
In Italia siamo poco più di 60 milioni di persone, delle quali quasi 28 vivono al Nord mentre le altre quasi 33 vivono nel Centro-Sud. Nel Centro-Sud vivono anche alcune centinaia di migliaia – forse addirittura un milione – di persone proveniente dal Nord. Mentre invece nel Nord abitano e lavorano oltre 12 milioni di nativi del Sud che si sono trasferiti negli ultimi sessant’anni in cerca di lavoro. E con loro spesso vivono i loro figli e oramai, dopo tanti anni, anche i loro nipoti.
Orbene, se stimassimo, in maniera certamente approssimata per difetto, che solo 12 dei 28 milioni di italiani che abitano al Nord siano napoletani, abruzzesi, molisani, calabresi, pugliesi, lucani e siciliani, ne deriverebbe che il Nord è abitato da 16 milioni di persone native di quelle regioni.
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Nel 1983, riflettendo su Napoli e sulla unità d’Italia, Fernand Braudel scrisse: “Ma l'errore dell'Unità (d'Italia) risiede probabilmente altrove: nella volontà di costruire ad ogni costo uno Stato centralizzato su un modello francese del quale noi francesi abbiamo tanta difficoltà a disfarci oggi, voltando le spalle a ciò che faceva la sua ricchezza, quella pluralità di città abituate a dominare e guardare lontano.”
Chiaro il riferimento all’Italia degli oltre mille campanili, delle centinaia di città, delle decine di capitali; quell’Italia ricca del patrimonio milionario di differenze geografiche, storiche, economiche, sociali, linguistiche, etniche; ricca di tutte quelle differenze che, tutte insieme, rappresentano quella che potremmo considerare come la nostra identità culturale. Banalizzando, penso al fatto che venti tedeschi insieme si presentano come un gruppo di venti persone mentre venti italiani insieme appaiono piuttosto come venti gruppi, ciascuno di una sola persona. Ma, per converso, i due gruppi sono comunque facilmente identificabili. Quello tedesco per il prevalere degli elementi di omogeneità, nei tratti somatici, negli abiti, nel comportamento. Quello italiano invece e all’opposto, per la disomogeneità evidente, per essere tutti i componenti del gruppo diversamente uguali.
Ma sono sicuro che i tedeschi come gli italiani e come la maggior parte delle genti condividono lo stesso desiderio di Sud, anche se frequentemente sono costretti per conservare o per cercare lavoro a restare o ad andare al Nord.
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